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E’ proprio vero. Chi ha i soldi può fare quello che vuole. Ok, perdonateci la battuta barbina, ma proprio non sapevamo come introdurre un cambiamento di rotta così radicale e – sembrerebbe? – definitivo. Li avevamo lasciati ad “Outside The Simian Flok”, i Millionaire. Un esempio caleidoscopico di musica belga, vale a dire un pop-rock contaminato (leggi alla voce dEUS) che spazia da incursioni punk a dilatazioni strumentali, senza disdegnare una marcata presenza elettronica. Qualche buona idea dentro un disco fondamentalmente senza infamia e senza lode, eccezion fatta per “Champagne”, fantastico ed abrasivo incubo quasi strumentale utilizzato anche come colonna sonora per il cortometraggio francese “Easy Money”.
I radicali mutamenti di forma si avvertono qui già dall’attacco di “I’m on High”. Un assalto sonoro che avrebbero potuto concepire i Rage Against the Machine quindici anni fa. Ma è tutto il disco a proseguire su direttive hard. Per sentire qualcosa di puramente elettronico bisogna aspettare la seconda metà dei brani: “Love is a Sickness”, “Ballad of Pure Thought” o la conclusiva “Face that doesn’t Fit”. Il resto è un compendio di riff caciaroni nella miglior tradizione crossover, batterie pestone e voce sguaiata. Da lontano, questi suoni saturati potrebbero sembrare quasi stoner e la produzione, affidata al Re Mida Josh Homme (proprio lui), pare confermare quest’impressione.
Ma alla fine, mescolare rock peso ed elettronica è un affare di diversi anni fa (i primi che vengono in mente sono i Refused, ricordate?) e le canzoni contenute in questo “Paradisiac” non sembrano assolutamente niente di speciale, un po’ come dire molto rumore per nulla. Dischi del genere dopo un po’ stancano, ma magari qualcuno ci casca anche…