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È un prodotto furbetto furbetto questo qua dei Nouvelle Vague, musica pronta, metabolizzata e già digerita (trattasi di cover degli Anni Ottanta riarrangiate in chiave bossanova) per non far accendere il cervello dell’ascoltatore e le sue sinapsi dedicate alla percezione della musica. Non c’è nulla di male e si ascolta bene (bene/male, categorie universali che vogliono dire tutto e niente, un po’ generico questo recensore…), oltre ad avere qualche riarrangiamento degno di nota, ma in generale “Bande A Part” fa venire in mente uno di quei simpatici buontemponi scrocconi che ti chiedono sempre le sigarette. Fumano anche loro, ma a pagare sono i loro buoni e buonisti amici. E a pagare qui sono in alcuni casi gli artisti originali “derubati” delle loro opere a scapito di un progetto un po’ limitante.
Onore per tutti comunque, non è che la versione da mercato parigino con chiusura new-age di “Fade To Grey” possa togliere nulla alla perfezione cristallina ancor oggi attuale della canzone dei Visage (me la sono riascoltata proprio in questo momento e credo che gli Air sono nati anche da lì…). E’ solo che alcuni tentativi sono davvero un po’ maldestri: “Dancing With Myself” con sottofondo bar dei ruggenti Anni Trenta non fa neanche sorridere tanto si reclama a viva voce il buon vecchio Billy, “Don’t Go” instilla una voglia sottopelle irresistibile di buttarsi in pista scalmanandosi sulle note dell’originale degli Yazoo (che personalmente non mai neanche amato molto…).
Tutto superfluo? Non proprio, tra tante canzoni qualcosa di interessante c’è, come “Blue Monday” dei New Order o “Ever Fallen In Love” dei Buzzcocks rifatte con tipici andamenti sudamericani, nuovi abiti confezionati abbastanza su misura, o “Dance With Me” dei Lords of The New Church suonata come i Morcheeba. Una sola fuoriclasse: una “Killing Moon” – non diciamo nemmeno di chi – ancora più notturna e malinconica (ma l’avrebbero rifatta se “Donnie Darko” non l’avesse sdoganata al grande pubblico?). Ok, i Nouvelle Vague hanno avuto una bella idea e si gongolano, ma non tutte le canzoni sono passibili di coverizzazione, rectius: di rifacimento, e in “Bande A Part” il duo francese ha approcciato alcune di queste. Intanto però questo cd sarà magari nel lettore di qualche locale alla moda pieno di pupe, mentre noi stiamo scrivendo da soli una recensione neanche troppo ispirata… chi è che ha ragione?