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Se ti chiami Primal Scream non puoi accontentarti del compitino e, sicuramente, non fai parte di quella cerchia di artisti che incide dischi tanto per fare. Dato per scontato questo, possiamo cominciare a parlare di “Beautiful Future” con la giusta cognizione e mettere sulla bilancia i pro e i contro.
Dalla parte dei Buoni possiamo mettere questa vena pop fertilissima e assolutamente coinvolgente, questa ritrovata voglia di scrivere canzoni dalla melodia irresistibile pur senza tralasciare gli aspetti musicalmente fondanti della band anglo-scozzese. Ma non c’è rosa senza spine, ci limitassimo a questo, saremmo davanti ad un nuovo “Screamadelica” o un nuovo “Xtrmntr”. Purtroppo così non è, anzi, se lasciamo parlare lo spirito di parziale appassionato di musica al posto dell’algido critico musicale potrei quasi dire che questo disco non mi acchiappa. Eppure non faccio che ascoltarlo cercando di capire cosa c’è che non mi piace. Oggettivamente non lo trovo, perché si tratta di un disco molto ben fatto, anche con una certa vena creativa e una certa urgenza. Però sembra quasi un… boh… un lavoro minore ma non di quel minore che ti prende perché divertissement rock’n’roll (“Riot City Blues”), ma quel minore e basta. I pezzi sono di seconda categoria e pare quasi che chi ne parli entusiasta lo faccia solo perché ostaggio della cronica mancanza di bei dischi.
Ora, capisco che questo disco possa piacere, ma chi ne parla con strali deliranti affibbiando aggettivi assolutamente fuori luogo forse piscia un po’ fuori dal vaso. Insomma, tutti a strapparsi le vesti per “Can’t Go Back” quando è un rip-off di “Accelerator”. Tutti ad accendersi per “Suicide Bomb” quando “Evil Heat” è pieno di roba del genere (… ok, ha un bel ritmo, ma se seguiamo questo ragionamento i dischi dei Velvet Crush sono tutti capolavori indiscutibili). Non so, mi puzza di forzatura fine a sé stessa. E’ tanto vergognoso ammettere che un disco del genere, pur con tutti i lati positivi e il fatto che sia superiore alla media e che i Primal Scream sono i Primal Scream, sia qualcosa di minore? Di assolutamente prescindibile? Che si ascolta e che può non attaccarsi? Non è lesa maestà. Lo dice uno che adora Gillespie e soci e che sta soffrendo a parlarne, di fatto, in maniera abbastanza negativa. Boh. Per me tutto questo non è sufficiente a giustificare lodi. Me lo tengo così com’è ma non credo che mi capiterà di riascoltarlo molte volte. Quando nemmeno l’ascolto ripetuto serve, forse è proprio una battaglia persa. Peccato.