Share This Article
Il primo singolo di “Amnesiac” ad uscire sul mercato è “Pyramid Song”, di cui viene anche girato un video (ritorno gradito, questo, dopo i clip allucinati di “Kid A”). Il brano è splendido, nella migliore tradizione Radiohead, seducente e malinconico, straziante e dolente, con un testo appassionato e fragile, adagiato sul pianoforte, prima dell’irrompere della batteria, caratteristica questa delle canzoni del gruppo (basti pensare a “Fake Plastic Trees” e a “Exit Music for a film”). L’uso del pianoforte, da sempre strumento amato da Yorke, si sta sempre facendo più insistente con gli ultimi lavori, nei quali spesso il cantante abbandona la chitarra per sedersi davanti al pianoforte (o all’organo hammond).
La batteria apre invece il secondo brano, “The Amazing Sounds of Orgy”, che ricorda a tratti alcune sonorità sperimentate negli anni ’80 dai Depeche Mode, signori del pop elettronico inglese. Un’atmosfera più vicina alle tematiche e all’ideologia musicale di Bjork, con un basso regolare e in primo piano, campionamenti movimentati e in più una chitarra elettrica è invece quanto trasmette “Trans-Atlantic Drawl”, che dopo il caos iniziale si blocca in uno stuolo di tastiere e di organi che elevano il brano, rendendolo quasi immateriale. Poca linearità, comunque, rispetto al resto. Il tutto si conclude con l’incedere elettronico di “Kinetic”, angosciante suite metropolitana, interamente campionata. A dimostrazione che i Radiohead hanno ancora molto da dire, molto da sperimentare, molto da regalare. Ad un pubblico vasto ma consapevole.
(Raffaele Meale)
1 gennaio 2002