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Certo, dopo una dozzina di album e due decenni di onorata carriera è naturale chiedersi cosa aspettarsi da un altro disco degli R.E.M.. Eppure a tre anni dalla pubblicazione di “Reveal”, Buck, Mills e Stipe ritornano con “Around the sun” e con un suono del tutto diverso.
E’ ormai un ricordo lontano il rock energico ma melodico di “Green”, e i richiami a Beach Boys e Beatles di “Reveal”. Il nuovo lavoro della formazione di Athens è, infatti, composto in gran parte di ballate riflessive, come sempre caratterizzate da basi armoniche semplici eppure dotate di qualcosa di insolito. I dubbi su cosa significhi un nuovo disco degli R.E.M sono spazzati via già da “Leaving New York”, brano di apertura di estrema soavità grazie al connubio tra chitarre acustiche e pianoforte. Semplicemente perché è una delle poche canzoni sensate scritte su quel giorno, l’undici settembre del duemila e uno. “Lasciare New York non è mai facile” canta Stipe.
Tra i brani che lasciano un segno, “Final Straw” ha il tono amaro delle ballate folk. Più dolci e sensuali sono “Make it all okay” e ”I wanted to be wrong”; quest’ultima è impreziosita anche da archi sintetizzati. “The worst joke ever” è sulla stessa lunghezza d’onda, sebbene gli accordi minori su cui è costruita creino un clima più cupo e nostalgico. Dallo stile generale dell’album, che in qualche spunto ricorda “Up”, l’album pubblicato nel 1998, si discosta solamente una manciata di pezzi. Tra questi, “Electron blue”, il cui titolo fa riferimento ad una droga immaginaria ideata dalla mente di Stipe, ha una base ritmica campionata, mentre in “The outsiders” interviene Q-Tip, rapper dei gloriosi A Tribe Called Quest. “Wanderlust”, infine, è un orecchiabile brano beat, nel quale le chitarre acustiche cedono il posto a quelle elettriche, con una lieve distorsione degli effetti sonori.
Per quanto riguarda le parole delle canzoni, Michael Stipe ha dichiarato di trarre le idee dalle osservazioni che fa sulle cose, sulle persone; e che si tratta di dettagli molto particolari che spesso possono sfuggire a chiunque, magari incamerati durante la lettura di un giornale, davanti al televisore, oppure nell’ambito di un semplice dialogo. E lo stesso leader degli R.E.M. ha ammesso che non è facile comprendere ciò che vuole dire e che, per tale ragione, i testi delle canzoni sono spesso incomprensibili. Si parla spesso d’amore e di libertà, e soprattutto di politica. Non a casa la band di Athens è impegnata in questi ultimi tempi, a sostenere il candidato democratico Kerry per le elezioni presidenziali che si terranno in novembre.
Prodotto dal fidato Pat McCarthy e dagli stessi R.E.M., “Around the world”, nonostante soffra di troppi apporti elettronici, è un album genuino e sentimentale, dove viene espresso ancora una volta il “sogno americano”: quello dell’uomo medio che si immedesima in storie e personaggi ideali, ma che inevitabilmente troverà dinanzi a sé la realtà quotidiana.
65/100
(M&R e Michele Camillò)
24 ottobre 2004