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Al suo rientro a casa dopo una lunga assenza, l’irrequieto Cambuzat torna con una collezione di dieci brani nuovi e perfettamente in scia con la storia precedente dalla band. Il risultato però sembra soffrire della discontinuità di impegno con il gruppo noir francese e italiano di adozione, messo in secondo piano rispetto alla reincarnazione dei Faust. Ne viene fuori un ripasso delle vecchie armi a disposizione senza quasi nessun elemento inedito e anche con pochi picchi emotivi, come già il precedente “Rodeo Massacre”, che però regalava almeno due delle gemme più brillanti dell’intero repertorio. Archiviata prematuramente la leggiadria luminescente di un “Nouvel Air” (d’altronde anche Sommacal è tornato a casa e non possiamo che rallegrarcene, visti i risultati), il nuovo album si assesta tra “Végétale” ed “Ego Echo”, accentuando al più i punti di contatto con la paranoia degli Oneida. Nel panorama di dissonanze e squarci noise meccanici si segnalano soprattutto “Regicide”, nuova variazione sul tema del vecchio cavallo di battaglia “Hemisphere”, intrecciato con atmosfere degne di una “Exit” degli U2, e l’apocalittica e tribale “Tohu-Bohu” che promette di scuoterci in sede live, mentre “Missy & The Saviour” si inserisce ruffianamente e con coraggio nel filone di quella canzone rock cantautoriale barricadera che va per la maggiore oltralpe, ripresa da noi da Giorgio Canali.
Album buono ma interlocutorio. Speriamo ora che Cambuzat torni ad impegnarsi a tempo pieno in questo suo progetto, il più viscerale nel suo ventaglio, e torni a regalarci capolavori degni del suo passato.
(Lorenzo Centini)
Collegamenti su Kalporz:
News – “Tohu Bohu”, dopo sei anni gli Ulan Bator sulla lunga distanza (22.09.2010)
Ulan Bator, Concerto al Calamita, Cavriago (RE), 10 aprile 2010. Le foto.
Ulan Bator – Nouvel Air
Ulan Bator – Concerto a Roma (9/2/02)