IL TEATRO DEGLI ORRORI, “Il Mondo Nuovo” (La Tempesta, Universal, 2012)

10 Comments

  • Pierpaolo Capovilla
    Posted 06/02/2012 at 20:59

    Ecco un ragionamento, una riflessione, una considerazione, di cui condivido lo stile e la forma. E voglio ringraziarti.
    Il merito delle tue riflessioni, non lo condivido.
    Ciò che segue non è che la mia opinione, e vale quel che vale, cioè niente, visto che io sono il cantante de Il Teatro degli Orrori, ed ogni mia parola, di qui in avanti, sarà agiografica.
    Matteo, io sono convinto che abbiamo fatto un gran disco, e vorrei dirti il perché.
    Perché abbiamo avuto il coraggio di fare un disco che non si presta ad un ascolto rapido e superficiale. Non è da tutti, oggi, tentare la via della riflessione e dei “tempi lunghi”: ma siamo musicisti seri ed impegnati: non cadiamo, e non cadremo, nella trappola dello show businness. Checché ne dicano i numerosi anonimi sperticantisi delle loro maligne insinuazioni.
    Abbiamo anche rimesso in discussione noi stessi, ed abbiamo cercato di sviluppare qualcosa di nuovo, che fuggisse dai cliché che hanno dominato fino a ieri il nostro repertorio, senza disconoscere le nostre origini, anzi, approfondendone il significato e la forza.
    Perché abbiamo voluto parlare di un tema vero, l’immigrazione, e lo abbiamo fatto in un momento del decorso storico così specifico e significativo in cui si dibatte e si dimena la nostra società. Il migrante è uno di noi: il migrante sono io: nel disco il punto di osservazione narrativo ha caratteristiche volutamente evangeliche, imperniato com’è nei valori della pietas e della fratellanza.
    Perché questo disco, come gli altri, è un gesto politico: di politica culturale, ed è coraggioso nella misura in cui è coraggioso avvinghiarsi nel tema dell’immigrazione senza cadere nella retorica, sfidando la pigrizia culturale di molti, troppi nostri estimatori e detrattori. Io non bado molto ai social network, e so dar loro il peso che meritano, ma moltissimi commenti a questo disco mi hanno certissimamente amareggiato per la loro superficialità, mancanza di analisi, inconsistenza critica, impulsività interlocutoria, e mi hanno restituito l’immagine di una società italiana affatto giovane, ma giovanilisticamente ignorante ed inconsapevole, incapace di guardare lontano, incapace di guardare vicino, ed incapace di guardarsi allo specchio senza narcisismi.
    Perché questo disco è un tentativo di svolta e di scelta, e rappresenta il mio e sopratutto il nostro desiderio di rimettere in discussione la nostra “arte”. Non c’è risparmio qui. C’è spesa: ci spendiamo nello sforzo di crescere, e cercare una nostra cifra artistica, che deve essere coerente con il nostro passato e con il nostro futuro: io ho ciò che do, diceva il poeta. Perché crediamo nel nostro lavoro e crediamo nella buona musica, e non ci accomodiamo nel comodo sofà del già fatto e già detto, ma , come è nella nostra storia e nella nostra attitudine, scendiamo in strada a camminare fra la gente.

    La tua “lettera aperta” è bella, sincera, onesta. Non lesina dubbi e timori. Per questo, mi commuove un po’ e mi fa ben sperare.
    Con rispetto, stima, e amorevolezza.
    Pierpaolo

  • Matteo Ghilardi
    Posted 06/02/2012 at 21:34

    Sono onorato per averti trasmesso emozione, quella che tu sei riuscito a trasmettermi in questi anni. Come avrai notato a me il disco è piaciuto, poi le mie considerazioni sono assolutamente soggettive e non assolute. Concordo con te su critiche, stroncature lette su altre riviste che non condivido assolutamente, un po’ perché superficiali, un po’ perché sanno di sentenza per ascolto vago. Principalmente, secondo me, perché un disco di questa lunghezza e per di più pensato, è giustamente ambizioso, perciò più difficilmente assimilabile nell’immediatezza. Ovviamente non dare peso al mio voto, numeri che spesso non danno un senso all’opera. Quello che ti posso dire è che ho gradito il disco. Ho la sensazione che crescerà di peso con il trascorrere degli ascolti. Con sincero rispetto, ci si vede prossimamente a un vostro prossimo concerto, tipo al Live di Trezzo o al Latte Più di Brescia. Ora deciderò la location! Matteo

  • daniele mei
    Posted 07/02/2012 at 00:34

    Pensavo di trovare un disco stancamente conseguente agli altri due precedenti peraltro bellissimi, ho scoperto in una decina di ascolti completi e ad alto volume (finalmente un disco che si può ascoltare anche ad alto volume senza distorsioni!!!), senza esagerare, un nuovo Rimmell, un nuovo (appunto) Storia di un Impiegato, una nuova Anima Latina, un nuovo Ko De Mondo, un nuovo Wow, questo non è un disco che finisce oggi, questo è il miglior Album del Teatro Degli Orrori, questo spacca e la frattura non si rimargina.

  • Rio
    Posted 07/02/2012 at 07:47

    volete anche dei pasticcini? E questa sarebbe una critica?
    Togliere i commenti, bel modo di essere democratici… sembrate Berlusconi,,,,niente opposizione altrimenti chissà cosa pensa il popolo!

  • Giovanni
    Posted 07/02/2012 at 16:50

    Concordo sul concerto di Casalpusterlengo (ero tra i 40….straordinari….di un’intensità travolgente)

  • Feno
    Posted 08/02/2012 at 08:05

    Onestamente questo entusiasmo non lo condivido. Il disco è una vera delusione. Non assolutamente al livello del precedente. 50/100

  • mery
    Posted 09/02/2012 at 13:01

    Una recensione che è una lettera al cantante del gruppo che poi risponde con un commento di un’autoreferenzialità che sfida il buon gusto. Per favore, che tristezza.

  • Matteo Ghilardi
    Posted 10/02/2012 at 12:19

    Mery, potrei condividere pienamente il tuo punto di vista? Poi non so se la tristezza è motivata dalla lettera oppure dalla risposta. Quello che ho scritto è stato un modo per differenziarmi dalle solite recensioni. Ne ho lette diverse e nel 90% dei casi si assomigliano tutte. Mi piacerebbe capire, nel modo più eteroreferenziale possibile, cosa ne pensi de “Il Mondo nuovo”. I commenti su Kalporz servono proprio a capire cosa ne pensate del disco, del live report, della recensione, visto che nessuno di noi ha la verità in mano su un argomento così soggettivo come la musica. Grazie.

  • Fab
    Posted 14/02/2012 at 12:50

    ma ormai vi fate i pompini a vicenda? che tristezza…

  • Matteo Ghilardi
    Posted 18/02/2012 at 14:37

    Fab, c’è Debaser per i tuoi commenti. Grazie

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010