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Succede poche volte che si riesca a registrare un disco dall’equilibrio perfetto tra innovazione struttura orecchiabile, fra sperimentazione e fruibilità. E quando accade sarebbe anche naturale festeggiare. Per questo pensare ai Drink To Me che brindano per l’uscita del loro nuovo disco non è poi così assurdo. “S”, questo è l’ermetico/criptico titolo dell’album, segna almeno tre o quattro passi in avanti nella carriera della band piemontese che già aveva alle spalle le buone sensazioni lasciate dal precedente “Brazil”. E’ anche lì si poteva notare la marcata volontà dei Drink To Me di sperimentare nuovi territori musicali. Ma se quell’esperimento registrava qualche passaggio a vuoto, “S” segna una consacrazione probabilmente definitiva delle capacità compositive del gruppo.
La tempesta sonora che si apre con le prime note e i primi beat dell’ipnotica “Henry Miller” è piacevolmente di marca pop psichedelica, un autentico sound of wall che lascia il segno. L’altro elemento che stupisce rispetto al passato è una produzione sonora assolutamente curata e senza alcuna sbavatura. Questo mette in risalto le melodie così come la solidità dei pezzi, senza tralasciare i campionamenti e i suoni più sperimentali in cui ci si imbatte via via che passano in rassegna le tracce di “S”. Si rimane subito conquistati dalle ritmiche nervose ma allo stesso tempo quadrate di “The elevator” e dalla psichedelia quasi sinfonica di “Picture of the sun”. E poi c’è la frase “space is the place” di “Space”, un vero e proprio mantra che entra nella testa, mentre invece “L.A. pt. 1” gioca abilmente sul confine tra pop e ritmi quasi tropicali. Non mancano altri brani che hanno l’identikit perfetto per diventare dei futuri singoli come “Future days” o altri che invece si buttano in autentici deliri sonori come la finale “Airport song”.
Una volta terminato il disco il gesto istintivo è quello di ripremere subito il tasto play del lettore. “S” del resto è un album immediato, ma che al tempo stesso si apprezza ancora di più man mano che crescono gli ascolti. Una di quelle alchimie sonore così rare che è meglio assaporarla in ogni suo aspetto.
85/100
(Francesco Melis)
11 marzo 2012