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La vena creativa dei Pankow non si arresta mai, a pochi mesi di distanza dall’EP “Hogre” (2012), esce “And Shun The Cure They Most Desire”, ultimo capitolo di una storia trentennale. Di tempo n’è passato dal 1979, quando Maurizio Fasolo e Massimo Michelotti (fratello di Marcello Michelotti dei Neon) si conoscono nel negozio di dischi fiorentino Contempo e formano il primo nucleo del gruppo, allargatosi in seguito con l’arrivo di Alex Spalck (Alessandro Micheli), leader carismatico ed autore dei testi. La seconda metà degli anni ottanta rappresenta la primavera artistica dei Pankow, “Freiheit für die Sklaven” (1987) e “Gisela” (1989) sono il manifesto di un suono elettronico, nuovo per un paese come l’Italia, chiuso nel proprio cerchio autoreferenziale. Il percorso musicale della band, influenzato inizialmente dall’elettronica (Kraftwerk su tutti), dai Cabaret Voltaire e dall’Industrial dei Throbbing Gristle, trova una via personale, tra cantato tedesco ed inglese ed un uso dei sintetizzatori, violento ed aggressivo. Negli anni novanta e duemila, tra alti e bassi (“Pankow”, 1996) e cambi di formazione, i Pankow continuano per la propria strada, seguendo l’istinto e fregandosene delle mode.
“And Shun The Cure They Most Desire” è la fotografia istantanea dello stato attuale della band, con un occhio al passato e uno al futuro. Il packaging prevede due cd, il primo con tracce inedite e il secondo con rivisitazioni/ remix dei classici (“Sickness taking over”, “Me and My Ding Dong”, “Das Wodkachaos”, “Gimme More – Much More”) e dei pezzi della produzione più recente (“Deny Everything”, “Don’t”, “A Wine Called Anarchy”, “Extreme”). Negli anni ottanta i Pankow erano avanti anni luce, oggi sono al passo con i tempi, al di sopra della media di molti progetti elettronici odierni. “And Shun The Cure They Most Desire” è un disco di elettronica, ben fatta e prodotta, con idee interessanti e buone intenzioni compositive (“Crash and Burn”, “Regenerated Degenerated”). Menzione d’onore anche per il nuovo cantante. Bram Declerq riesce nel compito arduo di non far rimpiangere i tempi andati, dimostrandosi un degno sostituto di Alex Spalck, che per l’occasione si limita alla scrittura dei testi e alla parte vocale di tre brani soltanto.
70/100
(Monica Mazzoli)
18 marzo 2013