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Prima in assoluto al Vidia di Cesena per i Tre Allegri Ragazzi Morti, reduci dagli unanimi consensi a “Il giardino dei fantasmi” uscito a fine 2012. Proprio l’ultimo album è punto di partenza della scaletta insieme ai due singoli da “Primitivi del futuro”; se da più parti si è parlato di ammiccamenti del gruppo di Pordenone al mondo reggae e dub, sono innegabili in questo nuovo corso altre influenze, dalla canzone d’autore di Fossati e De Gregori in “Alle anime perse” (con lo splendido chorus lasciato al pubblico) ai Beatles in “Di che cosa parla veramente una canzone?”. In generale i brani più recenti convincono, forti anche del supporto dal vivo della chitarra solista di Andrea Maglia.
Il concerto prosegue con le solite gag di Davide Toffolo e la tripletta tratta da “Il sogno del gorilla bianco”, brani più facili ma non per questo poco significativi. Ci si muove tra “Country boy”, ballata adolescenziale da falò in spiaggia, ed il punk sbarazzino con sprazzi di Verdena di “Voglio”. Bella anche “Il nuovo ordine”, sinuosa e psichedelica. A questo punto i Tre Allegri iniziano a dare i numeri, annunciano che fanno altre dieci canzoni anzi se ne vanno via, tra i vaffanculo ripetuti sotto al palco. Urlati da un audience relativamente giovane se si considera che il gruppo è uscito nel ’97 con “Piccolo intervento a vivo”, assente al banco del merchandising ma non dalla mia collezione di dischi.
Con queste premesse ciò che resta della serata è dedicato al meglio del vecchio repertorio, eccezion fatta per la dilatata “Questo è il ritorno di Gianni boy”, ispirata a Joe Strummer e Bob Marley. Ci sono le cover di Smiths e Art Brut ed i pezzi che da più di un decennio girano senza sosta lo stivale (“Occhi bassi” e “Ogni adolescenza”), sempre con lo stesso entusiasmo ad accompagnarli. Quando poi fanno “Quindic’anni già” le diverse generazioni presenti si uniscono e saltellano in un rock’n’roll liberatorio e digestivo visto il pranzo pasquale. Chiude l’a cappella prestato al cinema de “La tatuata bella”, ma non ne avremmo ancora avuto abbastanza. Chiassosi, divertenti, ma anche profondi. Che i Tre Allegri Ragazzi Morti siano come il vino buono che con il tempo migliora?
(Matteo Maioli)
9 aprile 2013