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Un nuovo album, fuori dal tempo. Perchè i Mazzy Star suonano dannatamente classici per questo 2013. Certo, la versatilità chitarristica di Dave Roback al servizio del magnetismo vocale di Hope Sandoval, protagonista di pagine magnifiche nei novanta tra le quali vorrei ricordare “Asleep from day” dei Chemical Brothers e “Sometimes Always” dei Jesus and Mary Chain, restano immutati. Ma le coordinate della band losangelina virano verso lidi Paisley Underground – come testimoniato dall’ospitata di Stephen Mc Carthy dei Long Ryders – e folk-rock, un pò a scapito delle radici dream-pop dei loro esordi.
Lavoro comunque distante dal girone delle indie-band o dalle produzioni hype del momento, durante l’ascolto di “Seasons of Your Day” scorgi ombre ovunque, da Neil Young ai Led Zeppelin, passando nelle sue battute finali a trovare Van Morrison (“Sparrow” sembra uscire dall’indimenticabile “Astral Weeks”) e citando persino Muddy Waters e gli Stones (il blues vorticoso di “Flying Low”). È stato registrato tra America, Inghilterra e Norvegia nell’arco dei diciassette anni di assenza dalle scene, a testimoniare che i Mazzy Star in modo magari clandestino sono sempre stati attivissimi. D’altronde non mancano rimandi alle loro perle di gioventù: la title track è una nuova “Rhymes of An Hour” spruzzata di Nick Drake nell’arrangiamento d’archi; “California” cita “Into Dust” e i primi Radiohead. Infine i Doors, il più grande amore del duo, fanno capolino nell’iniziale “In My Kingdom”.
Il compianto Bert Jansch contribuisce al brano più psichedelico del disco e forse il migliore, “Spoon”; qua e là troviamo nelle vesti di polistrumentista Colm O’ Ciosoig dei My Bloody Valentine e “Does Someone Have Your Baby Now” dimostra come intensità per i Mazzy Star faccia spesso rima con semplicità. In bocca al lupo per il rientro live, speriamo anche dalle nostre parti.
76/100
(Matteo Maioli)
14 Ottobre 2013