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Contrariamente a quello che succede alle band emergenti in Italia, i Testaintasca hanno scelto un percorso inedito, quasi rivoluzionario: si sono fatti conoscere perché – attenzione, attenzione – suonano in giro, dal vivo! E pure bene! Non è incredibile?
Smettiamola subito di fare della facile ironia, ma è tutto vero: a differenza dei luminosi fuochi fatui dell’indie italiano, i Testaintasca fino a poco fa erano introvabili nel popolatissimo mondo gigante dell’Internet. No sito fico, no video su Youtube, no Facebook, no altri giochini divertenti: i Testaintasca li conoscono solo a Roma perché è lì che abitano ed è lì che suonano, e bene, talmente bene che nel corso del tempo sono riusciti a farsi piacere da parecchia gente. Una specie di fantasma reale quindi.
Con il loro primo disco che si chiama “Maledizione!” i Testaintesca hanno deciso di provare a farsi conoscere anche fuori dal loro solito giro. Cosa che non sarà difficile: le canzoni del disco suonano un pop-rock fresco, un po’ anni Sessanta, un po’ sporcato, un po’ incazzato.
Una roba che piacerà, facile ma non facilona: anche se i pezzi sono tutti a presa rapida, divertono e si attaccano, non sono certo stupidi. Dentro alle canzoni infatti ci finiscono storie di sfighe quotidiane: il lavoro, la politica, le paranoie, “i cazzi miei” e “i cazzi tuoi” (questa è proprio presa dal singolo di lancio).
Alla fine delle undici canzoni di “Maledizione!” nella nostra testa c’è una convinzione più forte delle altre: i Testaintasca sono dei cazzari genuini. Quattro ragazzi, due fratelli e due no, due chitarre, due voci, un basso e una batteria: nulla di eccezionale ma tutto molto buono. E di gente così, che suona bene senza badare a troppi altri fronzoli, non ci si stanca mai.
67/100
(Enrico Stradi)
10 febbraio 2014