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A tre anni da “The English Riviera”, il terzo album con cui i Metronomy ci avevano reso tanto felici, si attendeva una grande conferma dal Devon, magari il disco della consacrazione. E forse sono le grandi aspettative che fanno suonare “Love Letters” leggermente noioso. Sembra infatti che l’album sia strutturato in modo da farci ascoltare la stessa canzone più volte, alternata ai brani veri e propri. Le intenzioni di Joseph Mount e soci potevano essere di fare qualche sorta di introspezione, ma il risultato è la ripetitività. Così ci troviamo ad avere, disseminati lungo l’album, vari derivati del singolo “I’m Aquarius”, in cui la capacità di sorprendere sembra essersi dissolta, non si trova nessuna trovata delle loro (“The Upsetter”, “The Most Immaculate Haircut”, “Never Wanted”).
Tra gli altri brani si alternano momenti in cui la band suona più pop-rock – “Month of Sunday” – a inni strumentali agli anni ’80 – “Boy Racers” – e i soliti diffusi richiami a MGMT, Air e LCD Soundsystem, a volte anche molto convincenti (“Call Me”), ma poco valorizzati nel contesto dell’album. E l’impressione che rimane è che “Love Letters” sia un album con qualche filler di troppo, quasi che Mount avesse perso il tocco, o finito i trucchetti di magia che smascheravamo sempre ma che ci facevano comunque sorridere.
60/100
(Pietro Di Maggio)
18 marzo 2014