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Fuori di pochissimo dalle nostre segnalazioni di metà anno, i Temples hanno pubblicato uno degli esordi migliori di questo 2014. Un album contraddistinto, a detta del nostro Paolo Bardelli, da “una stupefacente capacità di scrittura, di immediata presa nonostante la complessità delle architetture”. C’era grande attesa per le loro prime due date italiane nell’ambito di #UNALTROFESTIVAL, e noi di Kalporz siamo andati ad ascoltarli al Circolo Magnolia di Milano, in una serata che prevedeva tra l’altro anche la succosa partecipazione dei The Horrors e dei promettenti Foxhound, altre band molto apprezzate qui in redazione (in cartello anche i Telegram e i redivivi Dandy Warhols).
Ad aprire la serata al Magnolia proprio i giovanissimi (e italianissimi) Foxhound, che confermano di meritarsi tutte le lodi ricevute dalla critica. Nella mezz’ora a disposizione il quartetto torinese mette in luce talento, personalità e un sound personale e riconoscibile. Rimandati invece i Telegram: la band anglo-gallese sa suonare e tenere il palco, ma per ora fatica a distinguersi dalle tante band che negli ultimi anni hanno deciso di cimentarsi con il revival kraut-rock.
Ma veniamo al pezzo forte della serata, quei Temples che hanno già raccolto un buon numero di fan anche qui da noi, come testimonia la calca sotto il palco prima della loro esibizione. Bastano davvero solo un paio di pezzi per capire che la band di Kettering farà molta strada. I Temples possiedono un insieme di doti che, una volta messe insieme, rappresentano una formula di sicuro successo: melodie appiccicose, pezzi catchy, un sound ricco ma allo stesso tempo pulito, e, infine, un frontman con una voce particolare e immediatamente riconoscibile (un po’ Marc Bolan, un po’ Kevin Parker). I brani di “Sound Structures” si alternano ad alcuni dei primi b-side della band (“Prisms” “Ankh”), non presenti nell’esordio. Il risultato è sempre e comunque di alto livello. Quarantacinque minuti di psych-rock divertente e gustoso, che scorrono via in un batter d’occhio.
Neanche il tempo di riprendere fiato ed ecco che gli Horrors attaccano a suonare sul palco principale. Purtroppo in questo caso il risultato è inferiore alle aspettative e agli standard a cui la band di Essex ci ha abituato. La responsabilità è principalmente del missaggio e, forse, anche un po’ della scarsa serata di vena di Faris Badwan. I synth coprono tutti gli altri strumenti, in particolare la chitarra, che si sente a malapena. Non si sa se l’effetto sia voluto, ma la musica della band ne risente ampiamente, considerato che il muro di suono prodotto dalla sei corde di Joshua Hayward è uno dei marchi di fabbrica degli Horrors. Delude poi, specialmente sui primi pezzi, il cantato di Faris Badwan che, anche per colpa dei tecnici del suono, appare quasi afono in “Chasing Shadows”, il brano d’apertura. Andando avanti le cose migliorano leggermente e il live risulta tutto sommato godibile, anche perché la qualità dei brani eseguiti è alta. Stiamo parlando pur sempre degli Horrors.
Saltando senza troppi rimpianti l’esibizione dei Dandy Warhols, si abbandona il Magnolia comunque soddisfatti, soprattutto per quanto fatto vedere (e sentire) dai Temples. Bravissimi loro e, concedetecelo, bravi anche noi di Kalporz ad averci visto giusto sulle doti di questa band, che con un solo disco all’attivo è già una solida realtà della scena musicale britannica.
(Stefano Solaro)
17 luglio 2014