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Gli Offlaga Disco Pax sono ormai una piccola istituzione nel panorama, non sempre esaltante, della musica indipendente italiana. Nonostante un progetto teoricamente poco commerciabile ed assolutamente non esportabile, i tre reggiani si sono costruiti una solida fama militante, sia in senso artistico che squisitamente politico. Lo dimostra il notevole seguito che ha accompagnato questo Prototipo Tour, nel quale Max Collini e soci si sono potuti permettere una sperimentazione piuttosto ardita: la proposta consiste infatti in un nuovo, o forse vecchissimo, arrangiamento dei pezzi contenuti nei due album fino ad ora prodotti dalla band a base di elettronica povera e a bassa risoluzione; una sinfonia di tastiere Casio. Non è la prima volta che gli ODP lavorano e rielaborano il loro materiale: la collaborazione con il trio d’archi Ginko Narayana, durante il tour di “Bachelite”, e la contestuale uscita del singolo “Onomastica” riletto con l’apporto di questa formazione, sembravano però andare in una direzione, “massimalista”, completamente opposta a quella invece estremamente minimalista che connota Prototipo EP. In quella fase “prog” gli ODP avevano virato verso una elettronica più lenta, soft, imponendo tale piccola svolta anche a pezzi un po’ riottosi ad integrarla come “Robespierre”, o ridefinendo l’impianto di canzoni come la già citata “Onomastica” che su disco potevano far pensare a nuovi, diversi, orizzonti per il collettivo neosensibilista: alla “Losing My Edge”, volendo portare un esempio un po’ impegnativo. Restava poco chiaro se si trattasse di un passaggio tendente ad un reading ancora più adulto ed impegnativo, o di un rallentamento tattico mirato ad attrarre un pubblico più variegato (legato ad esempio ad un più tipico cantautorato italiano): in questo secondo caso non sarebbe stato certo il primo addomesticamento latamente commerciale di una buona band italiana degli ultimi tempi, si pensi solo al significativo caso del primo album in studio degli Heike Has The Giggles.
Per questa ragione la curiosità nel tornare a vedere live gli ODP è piuttosto elevata mentre (in ritardo) mi accingo a voltare l’angolo per entrare nel vicolo dove ha sede il Caracol, piccolo circolo ARCI nel quale si tiene il concerto, trovandomi di fronte una scena inaspettata: all’esterno del locale quasi lo stesso numero di persone che all’interno, la città universitaria ha evidentemente accolto bene i tre di Reggio Emilia. Tra facce note e commenti dei vicini tanto irrilevanti quanto enunciati in tono altisonante (siamo, appunto, in ambiente universitario) il concerto ha inizio con un’entrata da vere anti-star e con un Max un po’ spaesato dal pubblico letteralmente sul palco: l’avvio però è davvero convincente con “Superchiome” che sembra quasi beneficiare del nuovo arrangiamento. Segue immediata una fiammeggiante, anche in questa versione estremamente asciutta, “Khmer Rossa” il cui cinico finale, che precede immediatamente la sempre ironica “Dove ho messo la Golf”, viene ascoltato in silenzio da un pubblico non così avvezzo alle liriche caustiche e nostalgiche di Max Collini come poteva apparire ad una prima impressione.
Il concerto prosegue tra i soliti lanci di barrette Tatranky e le foto scattate dal frontman alla folla, e l’impressione generale è di avere di fronte un gruppo tanto rigenerato da questo tour in piccoli club, che esalta il suono saturo e davvero potente che Daniele Carretti ed Enrico Fontanelli riescono meritoriamente ad estrarre da una strumentazione così ridotta, quanto era a disagio in arene più grandi che la notorietà acquisita con il secondo album aveva talvolta imposto loro di frequentare. Ma c’è di più. Ed è qualcosa che emerge al termine dell’esilarante “Fermo”: la doppietta “Onomastica”-”Robespierre”, intervallata da “Piccola Pietroburgo” riporta infatti il suono ODP ad una concretezza ed energia non più ascoltata dal tour del primo disco, una elettronica estremamente essenziale ed asciutta, ma aggressiva e divertente. Insomma, torna la voglia di muoversi. Resta però ancora un che di sfuggente, non unicamente risolto dall’aggettivo “ballabile”: la spiegazione non tarderà ad arrivare.
Per chiudere le date di questo tour gli Offlaga hanno ideato una sorta di reading piuttosto convenzionale basato su un testo tratto dal libro di Maurizio Blatto “L’ultimo disco dei Mohicani”. Il racconto, dal titolo “Bassline”, narra la storia di un improbabile personaggio autonominatosi inventore del suono dei Massive Attack, la cui chiave sarebbe la appunto la bassline, intangibile tratto che caratterizza un pezzo rendendolo capace di sollecitare la zona intorno al bacino (non esattamente in questi termini si esprime il protagonista della spassosa storia).
Tutti si divertono e ridono del curioso personaggio, ma in quel momento il senso del concerto e della fase attraversata dal trio reggiano appare in tutta la sua chiarezza. Non c’è dubbio: gli ODP hanno ritrovato la bassline.
Scaletta:
Superchiome
Khmer Rossa
Dove ho messo la Golf
Tatranky
Tono Metallico Standard
Lungimiranza
De Fonseca
Fermo
Onomastica
Piccola Pietroburgo
Robespierre
Bassline
(Francesco Marchesi)
Collegamenti su Kalporz:
Offlaga Disco Pax – Intervista a Max Collini (03.01.2011)
Offlaga Disco Pax – Circolo degli artisti (Roma)
Offlaga Disco Pax – Bachelite
Offlaga Disco Pax – Concerto al Maffia (Reggio Emilia)
Offlaga Disco Pax – Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione)
Offlaga Disco Pax – Concerto a Live in Kalporz! – Calamita (RE)
Offlaga Disco Pax – Concerto a Live in Kalporz! – Calamita (RE)