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Esiste un locale in Sardegna, vicino ad Oristano, che da due estati a questa parte ha iniziato a fare degli sforzi economici notevoli per portare musica internazionale di qualità nell’isola. Si tratta del Frames di Fordongianus, un chiosco situato praticamente sulla riva del fiume Tirso (con un buon numero di zanzare annesse) e a fianco alle terme, che sono l’attrazione maggiore del paese. Mentre l’anno scorso i protagonisti dell’estate al Frames furono i Moon Duo (ma si deve ricordare anche l’esibizione dei Jennifer Gentle), quest’anno è stata la volta dei Thee Oh Sees. La band capitanata da John Dwyer si è presentata in formazione a tre, variata negli ultimi mesi in coincidenza con la pubblicazione dell’ultimo lavoro, “Drop”.
Ad arricchire la proposta artistica della serata (organizzata dal Frames in collaborazione con Here I Stay) ci hanno pensato due band isolane: da una parte i Rippers, nome noto in ambito garage rock a livello europeo e dall’altra gli Undisco Kidd (che fino all’anno scorso si chiamavano Raw Rave Groove), tra le formazioni più interessanti di quelle venute fuori in Sardegna negli ultimi anni. Un quintetto che ama coniugare garage e psichedelia e pare migliorare di concerto in concerto, mostrando tutta la propria versatilità in brani come “Green like an alien” o la trascinante “I had a band”.
Come si accennava qualche riga sopra i Rippers sono invece una realtà ormai consolidata che con la propria musica è sempre riuscita a evadere il confine non solo regionale ma nazionale. La dimensione live è d’altra parte quella che più si addice ai quattro musicisti e da quando in maniera stabile è entrata una seconda chitarra il risultato sul palco è ancora più devastante ed efficace. Il loro set, che ha preceduto l’esibizione dei Thee Oh Sees, è servito a dare la scossa definitiva al pubblico del Frames.
La band americana rimane tra i migliori live act anche dopo il recente stravolgimento al suo interno con il passaggio da cinque a tre musicisti e l’inserimento di Nick Murray alla batteria (proveniente dai White Fence) e Timothy Hellman al basso. I tre suonano per un’oretta, quasi senza soluzione di continuità. Il piccolo palco del Frames pare quasi ondeggiare mentre John Dwyer e compagni si destreggiando tra una scaletta che non tralascia parecchi ripescaggi nel repertorio meno recente del gruppo come “Tidal wave”. Il fatto di avere una composizione classica con chitarra/voce, basso e batteria da una parte toglie varietà al suono mentre dall’altra salta fuori, ancora più che in passato, l’attitudine punk che è da sempre nel dna musicale dei Thee Oh Sees. Una serata fatta di sudore, pogo ed autan, che verrà ricordata a lungo dai presenti.
(Francesco Melis)
9 settembre 2014