Share This Article
Rieccoli, i soglianesi più famosi del mondo. Parecchie cose sono cambiate dal terzo album uscito nel 2012, a partire dal chitarrista che non è più Motobecane bensì Ivan Tonelli, una delle menti dietro alla riminese Stop Records. Non dimentichiamoci pure che nell’ultimo anno Bart – il principale compositore e l’unico ad esserci nell’intera storia quindicennale della band – ha trovato gloria e seguito nel progetto elettronico Twin Room, nato per iniziativa di Luca Sarti (SWIM, Fitness Pump). Per finire, la produzione artistica è stata affidata a Claudio Cavallaro, leader dei cesenaticensi Granturismo e gran patito di robe vintage e suoni analogici. Tutti fattori che si rendono evidenti in “Nomoretato”, che ho cercato di sviscerare a forza di ripetuti ascolti e fare mio in poco tempo: una cosa che non si può proprio obiettare ai Cosmetic è quella di essere interpretabili, dalle musiche ai testi.
Una buona parte dei titoli di “Conquiste” facevano presagire, più o meno inconsciamente, un senso di cambiamento. Si leggano “Scisma”, “La Fine Del Giorno”, “Lo Spavento”, con “Lenta Conquista” a fare da contraltare in apertura di lavoro. E non so come, le coincidenze o la fatalità in cui credo, eccome, durante i giorni in cui sono sprofondato nell’ascolto mi succedevano esattamente le cose che raccontava il disco, diventando una sorta di colonna sonora di accadimenti e rimpianti. La famosa “contemporaneità” che spesso si cerca nella musica. Adesso, facciamo questo gioco. Prendiamo la parola “Nomoretato” e scomponiamola: è evidente il nesso con l’aftermath, il voltar pagina – NO (non) / MORE (più) / e TATO, che di norma è un vezzeggiativo che diamo a chi si vuole bene ed è centrale nella nostra vita. Almeno questa è la mia interpretazione. I ragazzi battano un colpo se mi sbaglio!
“Potete continuare a dirci Immaturi / che dopo i Trentanni ora vale di più”. “Venue” è la prima traccia, “che cerca un’idea perché le nostre Conquiste sono un ricordo lontano”, ad inaugurare il nuovo corso dei Cosmetic. Sublime, con il basso fuzz di Emily e la chitarra in overdrive a farsi strada e dare il La a “Crediti”. “Non mi serve più a Niente / Pensare a Te” e difatti si pensa alla musica, mai così rappresentativa delle coordinate soniche della band – Sonic Youth, Valentines, una buona dose di indie-rock italiano uscito a cavallo di millennio. Basta un riff fulmineo, unito agli efficaci stop and go ed il caos programmato della batteria di Mone. Altre composizioni, come la ballad “La Stanza del Figlio” e l’intensa “Voragini (sotto i nostri piedi sicuri)”, mostrano l’impatto della presenza di Tonelli che porta in dote l’esperienza dei Shelly Johnson Broke My Heart.
È proprio la varietà di registri musicali a colpire, e non a caso ho tirato in ballo l’uomo dietro le quinte, Cavallaro, che si pone a grado di quinto Cosmetic. Magari devoto tanto a Mario Caldato Junior quanto a George Martin. L’introduzione nell’universo del gruppo di strumenti come il Fender Rhodes, i cembali e la farfisa, specie nel singolo “Nelle Mani Giuste”, si rivela una scelta azzeccata; inoltre si notano nelle sonorità di “Nomoretato” elementi caratteristici degli anni settanta: una vena tra psych e funk (lo strumentale “Continuum” che ripesca i Funkadelic) e l’hard-rock riveduto dai Motorpsycho (la title track, oppure i chitarroni che sconquassano l’altrimenti bucolica “Rocapina”).
“Reprise” chiude in modo sognante e al limite della decompressione un disco ben strutturato ma bisognoso di parecchi ascolti, che vive sì di istinto, ma ancor più di ricerca di sé stessi. Che alle volte paga (“Non ritornerò”) e alle volte indugia (“Occhi gialli sull’isola del mondo”). Sottigliezze, perché i Cosmetic restano sempre la mia contemporaneità musicale. Un disco che apprezzeremo di più tra qualche mese, con il ritorno dei Verdena.
74/100
(Matteo Maioli)
13 gennaio 2015