Share This Article
1. Fatima Al Qadiri, «Asiatisch»
A dieci anni dalla nascita Hyperdub sembra non poter sbagliare, dalla svolta footwork allo R&B downtempo di Jessy Lanza. Fatima Al Qadiri si colloca in questa transizione con un album che corre costantemente il rischio del folklore filo-orientale (si è parlato, a torto, del vecchio sino-grime) ma che ripropone quella attitudine notturna tipica di questa etichetta, che le recenti proposte mettono in secondo piano.
2. Mo Kolours, «Mo Kolours»
Funk, calypso, ska, rimaneggiati attraverso una visione del tutto attuale. Un lungo flusso di coscienza dub lontano dalla strumentalità con la quale spesso vengono interpretati gli elementi di queste tradizioni.
3. Andy Stott, «Faith In Strangers»
Dopo l’osannato, ma in realtà denso di alti e bassi, «Luxury Problems», e l’interessante «Drop the Vowels» con Miles Whitaker, Andy Stott tira fuori il capolavoro. Una cifra compositiva che finalmente si irradia lungo l’intero album, tenendo alta la temperatura emozionale e la potenza evocativa.
4. Chet Faker, «Built On Glass»
Un album bellissimo, pur con dei limiti, che contiene alcune delle tracce più riuscite dell’anno, «Melt» e «Gold» su tutte. Una formula quella di Chet Faker che idealmente chiude il cerchio del nuovo R&B emerso con il primo The Weeknd. Difficile far meglio in questi confini.
5. Mogwai, «Rave Tapes»
Il capolavoro degli ultimi Mogwai. Una proposta più eterea e sempre meno fisica tale da essere stata paragonata, con riferimento alla colonna sonora della recente serie francese «Les Revenants», che segue la linea di «Rave Tapes», al commento musicale di Angelo Badalamenti a «Twin Peaks».
6. The Horrors, «Luminous»
Sempre difficile non includere gli Horrors in una top-10, anche se quest’anno è una scelta particolarmente isolata. Il disco della maturità, con grandi momenti. «First Day of Spring» un po’ la loro «Desire Lines».
7. Clark, «Clark»
Contro tutte le mode dell’elettronica contemporanea il 2014 ha registrato un piccolo ritorno del suono Warp di cui questo album è la miglior espressione. Sintetico, meccanico, esplicitamente inautentico, il lavoro di Clark può forse aprire la strada a produttori più giovani come ad esempio Objekt.
8. Caribou, «Our Love»
Poteva essere il capolavoro dell’anno, non è stato la delusione. Il solito Caribou: pezzi killer, impianto convincente, resa sulla lunga distanza discutibile.
9. Max Cooper, «Human»
Come ha scritto Resident Advisor «the London artist makes techno with blood running through its veins». Altro figlio della tradizione IDM declinata in una chiave, anch’essa per la verità classica, che unisce pulsioni industriali ad ultramondane voci femminili. I pezzi con Kathrin deBoer («Adrift») e Braids («Automaton») veramente da ricordare.
10. Angel Olsen, «Burn Your Fire for No Witness»
La sorpresa dell’anno. Un disco carnale ma anche melodico, potente ma a tratti introspettivo.
11. St. Vincent, «St. Vincent»
12. Dark Sky, «Imagin»
13. Real Estate, «Atlas»
14. Moodymann, «Moodymann»
15. Damon Albarn, «Everyday Robots»
16. Run the Jewels, «Run the Jewels 2»
17. Mark E, «Product of Industry»
18. How To Dress Well, «What Is This Heart?»
19. Aphex Twin, «Syro»
20. Spoon, «They Want My Soul»
21. Warpaint, «Warpaint»
22. Perfect Pussy, «Say Yes To Love»
23. Detroit Swindle, «Boxed Out»
24. Objekt, «Flatland»
25. Dean Blunt, «Black Metal»
26. The Juan Maclean, «In a Dream»
27. Rustie, «Green Language»
28. The War On Drugs, «Lost in the Dream»
29. Ben Frost, «AURORA»
30. Cloud Nothings, «Here and Nowhere Else»
Concerti
1. Mogwai @ Primavera Sound 2014
2. Factory Floor @ Primavera Sound 2014
3. Moderat @ Robot Festival 2014
4. Slowdive @ Primavera Sound 2014
5. Dark Sky @ Robot Festival 2014