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I Metz dal vivo sono un pugno nello stomaco, in senso buono. L’energia che il trio canadese rovescia sul palco colpisce duro in un’ora di set lasciando una piacevole sensazione di stordimento. È la sensazione immediata avuta dopo la loro esibizione all’Init di Roma, una delle tre tappe del loro mini tour italiano con il quale hanno presentato “II”, la loro seconda fatica pubblicata in primavera.
Ad anticipare il live dei Metz ci hanno pensato gli italiani His Electro Blue Voice, una delle tante band nostrane che forse meriterebbe una maggiore attenzione. Anche loro in formazione a tre elementi, hanno iniziato a catalizzare le attenzioni del pubblico che iniziava ad aumentare di numero proprio durante il loro live. Le scelte stilistiche della band italiana sotto contratto con Sub Pop non sono per nulla facilmente accessibili ad orecchie poco attente: ma i suoni utilizzati dal chitarrista riempiono la scena mentre la sezione ritmica fa il suo in modo preciso, senza mai strafare. Brani dilatati ancora più che su disco (l’inizio è affidato alla lunghissima “Tartlas”) con scaletta incentrata sull’album “Ruthless Sperm”.
Di piglio quasi opposto il concerto dei Metz, che da subito iniziano a scaricare il loro impatto: brani di due-tre minuti, eseguiti quasi tutti di seguito e saltuariamente scanditi da pochi “grazie” e poche parole di presentazione. I tre musicisti hanno sul palco un’intesa praticamente perfetta. Scorrono uno dietro l’altro momenti dei due dischi pubblicati che s’alternano tra loro: da “The Swimmer” a “Get Off”, passando per “Headache”, “Wet Blanket” e “Acetate”, non rimane altro da fare che puntare occhi ed orecchie verso il palco dell’Init.
Francesco Melis