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Prima di parlare di “The Expanding Flower Planet”, long playing d’esordio di Angel Deradoorian, è giusto ricapitolare come questa ventinovenne californiana è arrivata ad essere uno dei nomi più noti ed apprezzati della scena newyorkese (e non).
Polistrumentista dotata, fa parte dal 2007 al 2012 dei Dirty Projectors, grazie ai quali entra in contatto e collabora con giganti del calibro di Bjork e David Byrne. Nel frattempo riesce a pubblicare un EP solista (“Mind Draft”, del 2009) ed entra in un giro di ospitate in studio e dal vivo con un’infinità di artisti, che la porterà a rilasciare il suo primo disco solista a distanza di ben sei anni di distanza da “Mind Raft”.
Il suo nuovo disco “The Expanding Flower Planet” gioca tutto su composizioni minimali e sperimentali, basate su un tappeto ritmico basso/batteria e sui vocalizzi saggiamente effettati di Angel, su cui si vanno ad appoggiare incursioni di sintetizzatori, colti e delicati, oltre che alla traccia vocale principale.
Questi ingredienti vanno a creare brani di varia natura ed ispirazione; dall’elettronica al pop, passando per la musica tradizionale (armena, come la famiglia di Angel, ma anche orientale ed indiana) e qualche concessione prog minimalista.
Affrontare questo disco canzone per canzone sarebbe inutile, ne scaturirebbe un elenco di esclamazioni entusiaste random accanto al titolo di ognuno dei dieci titoli presenti; dall’inizio dell’opener “Beatiful Woman” si entra in un mondo sul confine tra sogno e realtà, in mezzo a fumi ed immagini psichedeliche che Angel Deradoorian dipinge a tinte forti sulla tela sonora.
Un’esordio con i fiocchi, da incorniciare e che crea un sacco di aspettative sui prossimi movimenti di Deradoorian.
78/100
Matteo Mannocci