Pusha T: in arrivo “Darkest Before Dawn”, nuovo brano
Piero Merola
Si avvicina il secondo attesissimo LP in studio per Pusha T, nuovo presidente di GOOD MUSIC, la label fondata da Kanye West. “Darkest Before Dawn” esce nel momento peggiore dell’anno, quando tutti sono impegnati a stilare classifiche e top 10. La speranza di Terrence Thornton è quella di riuscire, un po’ come era successo per D’Angelo lo scorso anno, a mischiare le carte con un ottimo prodotto che bisserebbe il successo e il valore di “My Name Is My Name” uscito nel 2013. “Untouchable” (nella nostra playlist di novembre) ha fatto subito ben sperare, ed ecco, a una settimana dall’uscita (prevista per il 18 dicembre) la potente “M.F.T.R.” (More Famous Than Rich), che vede il featuring di The-Dream e Boi-1da con Hudson Mohawke in co-produzione. Non mancano i dissing, indirizzati a Lil Wayne e Tyga.
Sarebbe già confermata la data del terzo LP, “King Push” che dovrebbe arrivare ad aprile 2016.
Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo.
Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai.
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14 settembre 2010
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