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Nada è un’artista di una lucidità impressionante, un tesoro da preservare, perché solo se esprimi valore puoi fare un album come “L’Amore Devi Seguirlo” dopo 18 dischi, il primo dei quali nel 1969. Un album di ricerca umana su uno sfondo pop che lega la musica leggera degli anni che furono al rock d’autore di pancia, quello che lei ha già frequentato da tempo. Un forte senso di sentimento per le belle cose della vita unito a quella giusta insoddisfazione che si trasforma a volte in lotta è la tela su cui Nada pennella percorsi d’amore. Testi sono piacevolmente sospesi tra la semplicità e il surrealismo (“Mi piace l’amore mi piace l’amore!” vs. “Il mio amore è a casa e mi aspetta davanti alla macchinetta del caffé”), tra il lirismo e la realtà (“E sai che mai nessuno potrà amarti come me” vs. “Non sputarmi in faccia quando parli in fretta”) con quell’ansia di ribellione che ha sempre contraddistinto il “personaggio Nada” (“Troverò, troverò il coraggio, lo troverò / e prima o poi prenderò il fucile e sparerò”).
Alcune canzoni possiedono il sapore della “ballata da osteria” (“La Canzone dell’Amore”), altre sembrano uscite dalle spiagge degli anni ’60 (“L’estate sul mare”), e purtuttavia la circostanza che impressiona di più è la capacità della cantautrice livornese di reinventarsi, di essere al passo coi tempi e con i linguaggi attuali. In “Aprite le città”, che parrebbe una outtake del primo Vasco Brondi (!), ma soprattutto ne “La Bestia”, un singolo che spacca tra indie-rock e twist che farà invidia a tanti giovincelli perché vorrebbero averla scritta loro. Menzione speciale, infine, per la delicatezza del ritornello di “Una Pioggia di Sale”, quasi commovente con quelle notine sospese di pianoforte che rappresentano in maniera fotografica lo scendere delle gocce della pioggia.
“Tutto deve continuare”, canta Nada, ed è vero: è lei ad insegnarci che la continuazione può incarnarsi solo nel non sedersi sugli allori, nel non accontentarsi, nel non essere mai sazi. E un bel grazie per avercelo dimostrato se lo merita proprio.
P.S. La versione de “La Bestia” del video è diversa da quella sull’album, a mio parere non c’è paragone tra le due: quella in studio è perfetta, quella del video è meno incisiva.
76/100
(Paolo Bardelli)