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Approcci, percorsi, stili inizialmente diversi che convergono al centro del panorama elettronico e si inseguono sotto il cielo velato di nubi che coprono il Castello Estense di Ferrara. Si chiama “Astro” l’appuntamento, nell’ambito di Ferrara sotto le stelle, che produce un’istantanea della scena, mettendo insieme alcuni degli artisti che hanno fatto e stanno facendo della commistione il proprio marchio distintivo. Four Tet, Caribou, Junior Boys, Floating Points si muovono intorno a un’elettronica “ragionata”, capace di invadere e colonizzare i territori del jazz, del folk, della musica psichedelica, come quelli della dance.
Live e dj set, uno dietro l’altro. Su tutti Dan Snaith, aka Caribou. Il suo è il concerto di punta della serata. Pezzo dopo pezzo, il lato più “clubby” di Snaith. La cassa quasi sempre in quattro, tratti psichedelici come cifra costante e l’approccio, quello si, ancora spiccatamente indie. Un tripudio di suoni e, nella sua potenza, un live che dà la sensazione di non essere, forse, ancora definitivamente compiuto. C’è la sintesi di tutta la discografia più recente di Caribou, culminata nell’album “Our Love” (City Slang, 2004); i pezzi dal vivo si mostrano molto più potenti e corposi, con un mood che in alcuni passaggi richiama molto da vicino i Daft Punk. Un’esplosione di suoni che inebriano e mandano il cuore in gola.
Costruisce e destruttura, Four Tet, nel suo dj-set, che è anche l’atto conclusivo nella notte di Ferrara. Un set complicato quello dell’alfiere della folktronica. Tumulti sonori, contrappunti glitch e intrecci minimal techno con la cassa che torna in quattro quarti per poi dissolversi gradualmente. Si sale e si scende, si balla e ci si ferma. Punte di virtuosismo e momenti vicini all’incomprensibile. Una scaletta eterogenea e spesso spiazzante, molto simile al capito delle serie “Dj-Kicks”, curato da Kieran Hebden (aka Four Tet) per la !K7 nel 2006.
Prima dei due capitoli finali, il live a testa alta dei Junior Boys. La dance e gli anni ’80, la musica indie e l’attitudine pop in una ricetta che continua a funzionare. La voce di Jeremy Greenspan, ancora più bella dal vivo, scivola sulle trame di Matt Didemus. E di fronte al palco è impossibile non ballare.
Floating Points porta a Ferrara la sua miscela di Jazz e Intelligent Dance Music con un live intenso e suggestivo. Diverse le anime mostrate da Sam Sheperd. Quella riflessiva e rigorosa della musica classica, quella vibrante del suol, quella fredda e geometrica dell’IDM, quella istintiva della house, per un suono solido e strutturato.
A preparare il terreno ad inizio serata il live di Jolly Mare venato di italo disco e l’eclettico dj-set di Populous.