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La zona liminale del suono a volte concerne un ambito variegato, sottratto alla linearità metodica della cultura vigente. È il caso degli Holy Fuck che tornano a distanza di sei anni dall’ultimo album, “Latin”, con questo “Congrats” (Innovative Leisure, 2016), che serve all’ascoltatore un menù composito, contornato da dieci brani elaborati al limite delle esperienze sonore del kraut-rock. Torna in parte in questo nuovo lavoro la lezione di Klaus Dinger, storico batterista dei Neu! ed esponente di spicco del kraut-rock, attraverso cui esperire una condizione progressiva del brano che gioca sulle percussioni intense, anche tribali, e nell’apertura elettronica trova una diversa sillabazione del suono, a volte preciso altre ancora disturbato o aperto all’inverosimile. Dalle esperienze di Neu!, Can e Faust gli Holy Fuck prendono a piene mani mescolando l’attitudine progressive delle storiche band tedesche con una serie di beat funkeggianti.
La zona liminale del suono trova una esibizione all’interno delle elaborazioni della band attraverso la fuoriuscita da quel senso proiettivo e lineare tipico di certa contemporaneità che si accascia sull’articolazione facile del già sentito. La possibilità di rintracciare influenze, più o meno scoperte (e “Mess” dei Liars appare un buon termine per un paragone, così come alcuni echi sembrano dialogare con i Talking Heads), non impatta in malo modo con un sound elettronico, tribale, ma capace di darsi anche in digressioni pop e architetture funk, diluendo le influenze in un amalgama composito di suoni, i quali fra pause, declinazioni ambient, improvvisi cambi di ritmo, permettono alla band di giocare ogni brano sulla varietà e l’imprevisto.
70/100
(Francesco Aprile)