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Quattordicesimo album della maestosa carriera di Leonard Cohen, pubblicato il 21 Ottobre per la Columbia Records, “You Want it Darker” fa parte dei capolavori di mezz’ora. La sua durata infatti è di 36 minuti e 09 secondi, il tempo che serve all’82enne canadese per raccogliersi in preghiera.
La prima traccia, nonché title track, è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco e contiene al suo interno elementi che apparterranno all’intero album, a cominciare dai numerosi riferimenti religiosi, all’antico e al nuovo Testamento. Al suo interno ecco “Heneni Heneni”, invocazione ripetuta che precede l’affermazione “I’m Ready, My Lord” è presa dal racconto del sacrificio di Isacco.
La voce di Cohen è come la mano di chi ti accarezza sapendo di sapere, e non rimane a chi la riceve che porsi delle domande, quelle stesse che, intanto, retoricamente canta, quasi in una pacifica resa dei conti con il cielo e l’inferno. A titolo di esempio possiamo richiamare la classica ballata “Leaving the Table” dove canta “You don’t need a lawyer, i’m not making a claim, You don’t need to surrender, i’m not taking aim”.
Una spiritualità mai chiamata per nome, spesso identificabile in Gesù Cristo attraverso perifrasi come quella contenuta in “Treaty”, composizione classica per piano, voce ed archi che recita “I’ve seen you change the water into wine, i’ve seen you change it back to water”.
“On The Level”, un tipico salmo blues con cori soul in cui passa in rassegna le varie fasi della vita, Leonard ammette degli errori, delle incertezze e al tempo stesso restituisce il colpo al suo interlocutore divino ma mai trascendente, sempre interpellato con riverenza ma mai con distanza.
C’è un richiamo alla tradizione italiana e napoletana in particolare in “Travelling Light”, un mandolino che caratterizza la malinconia della canzone accompagnato da cori che vesto di giovinezza la voce vissuta che guida dritta verso il bancone del bar.
Il cuore del lavoro è probabilmente in “If I Didn’t Have Your Love”, l’atmosfera è quella di una celebrazione funebre, quasi la tipica scena di un tipico finale, ma nelle parole il riferimento è all’amore in quanto tale ed al chiedersi cosa ne sarebbe di tutto ciò che s’incontra nella vita, che ci circonda senza l’amore.
La grandezza di questo lavoro sta nello sfiorare argomenti che celano il pericolo di ipocrisia e il rischio di risultare pleonastici ed uscirne con semplicità, con coerenza, senza cercare di costruirsi una nuova verginità.
Il vecchio leone, pronto ad andare ci lascia, forse, un ultimo consiglio: che l’amore faccia parte in qualunque maniera delle nostre vite.
Un canto di vita in punto di morte, questo è “You Want It Darker”.
90/100
(Francesco Fauci)