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Prima ancora di avvicinarsi ad un concerto dei Dinosaur Jr. bisogna assicurarsi di avere un importantissimo accessorio con sè, se convenite che gli apparecchi acustici non siano ancora di tendenza alla nostra età: tappi per le orecchie. E pure belli robusti. Se ne siete provvisti, allora siete pronti ad affrontare il muro di suono livello “sangue dalle orecchie” che questi tre giovani cinquantenni sono in grado di creare.
Ma a parte una parete di amplificatori, quello che si è visto giovedì scorso sul palco del Voxhall è stata una band piena di energia, fresca nonostante gli anni – la scaletta stampata in font 1512 pt su tre fogli fa tenerezza – e ben assortita: da J Mascis ben piantato al centro della sua fortezza di Marshall ad un tarantolato Lou Barlow, due opposti che trovano il loro punto di equilibrio a metà strada nella solidità ritmica di Marsh e che insieme creano bellezza.
Provare a seguire il concerto dalle prime file è pressochè impossibile a causa dei suddetti volumi altissimi che fanno perdere metà delle canzoni: è solo dalla zona mixer che voci e strumenti si fondono insieme in modo armonico e si riesce a godere veramente dei pezzi sia dal nuovo album, solido e rassicurante proseguo di “I bet on sky”, sia di canzoni che vanno indietro fino agli esordi del gruppo come “Bulbs of Passion” o “Gargoyle” usate per aprire e chiudere la scaletta.
Arrivano i bis: finalmente si infrange la barriera invisibile tra il palco e la platea e i tre si rendono conto che non stavano suonando nella loro cameretta ma davanti a qualche centinaio di persone. C’è del dialogo, dell’interazione col pubblico e canzoni su richiesta. Altri due pezzi, tra cui la struggente “Out there” e poi tutti a casa in compagnia del nostro inevitabile acufene.
Scaletta:
Bulbs of passion
Get me
Goin down
12
Love is…
The wagon
Watch the corners
Tiny
Feel the pain
Knocked around
Start choppin
I walk for miles
Just like heaven (The Cure cover)
Freak scene
Gargoyle
***
Little fury things
Out there