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“Prisoner”, edito da Blue Note, è il sedicesimo lavoro in carriera da loner per Ryan Adams e la chiusura di un cerchio apertosi per il quarantaduenne americano con “Heartbreaker” nel 2000: filo conduttore è ancora una volta il senso di smarrimento generato dalla fine di un rapporto amoroso importante e il bisogno di ritrovare la propria libertà attraverso la musica. Le dodici canzoni sono state selezionate tra un’ottantina di bozze risalenti già al tour a supporto del self-title album del 2014, con il primo singolo “Do You Still Love Me?” unico brano registrato con il supporto di una full band – che potete assaporare qui.
Il sound grintoso di “Prisoner” nasce quindi dalle jam di un vulcanico Adams con il batterista Johnny T. Yerington, più le sovraincisioni di pochi altri collaboratori. Un Rock’n’roll di stampo ottantiano permea il mood generale del lavoro, se nell’ascolto di “Shiver and Shake” mi torna in mente “I’m On Fire” di Bruce Springsteen; “Anything I Say To You Now” è ispirata ai Simple Minds di “Sparkle in The Rain” e lo stesso pezzo d’apertura di qui sopra viene definito dal nostro in un intervista per l’NME un crocevia tra AC/DC e Prince. Si potrebbe obiettare la mancanza di novità dati gli artisti tirati in ballo, ma chi conosce bene l’ex-Whiskeytown sa che la sua forza sta proprio nel rielaborare le diverse influenze in opere di alto livello, tanto compositivo quanto emozionale (nell’anima folk di “To Be Without You”).
In questo il lato B del disco è superbo, mettendo in fila un pezzo di bravura dopo l’altro. Un ispirazione speciale muove Ryan Adams fra i tormenti di “Breakdown” con il suo middle eight da brividi (“Was I Dreaming, Did I Lose Something In The Night / Did I Lose You? Did I Lose You? / Maybe I’m Sleeping In The Morning I Will Only See The Sunshine / Did I Lose You, Did I Lose My Mind?”) e il desiderio di salvezza di “Tightrope” – con ospite il sassofono di Joe Sublett, famoso session man dei Rolling Stones (“I’m On A Tightrope Watch It As It Swings / Like A Countdown Ticker On New Year’s Eve / All I Want Is For You To Make Me Smile / All I Want Is For You To Drive Me Wild”). In appendice l’immortale melodia di “Outbound Train” e l’ultimo estratto “Doomsday” dal vago sapore smithsiano, a testimonianza di un cuore che batte forte e di un artista capace di rinverdire i fasti di “Gold” e “Jacksonville City Nights”.
Ormai parecchi anni fa ci chiedevamo se Ryan Adams sarebbe potuto diventare un altro Jeff Tweedy: per me è un sì.
78/100
(Matteo Maioli)