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Durante il #NationalDay, lo scorso 8 settembre, abbiamo pensato di ripercorrere velocemente in un articolo tutte le collaborazioni e le band che girano intorno ai singoli membri dei National stessi. Ciò è sintomo di vitalità, e questo fermento ha la radici ovviamente attorno alla città di New York.
C’era un tempo invece in cui la scena di riferimento era quella di Seattle, e sapete già a che periodo ci si riferisce. Tra tutti gli incroci “io suono di qua e tu di là e facciamo una sessions con quegli altri là” non solo i Mother Love Bone o i Temple of the Dog potevano vantarsi dell’apporto di Stone Gossard dei Pearl Jam, anche i Brad.
Quartetto meno conosciuto ma che nel 1993 buttò fuori questo album sicuramente incompleto ma fascinoso, basato su improvvisazioni fluttuanti tra il grunge e il funky con apporti psichedelici, dal titolo “Shame”.
Nella loro provvisorietà mi ricordo distintamente che poter godere di un progetto parallelo della caratura dei Brad faceva davvero sentirsi intimamente vicini a Seattle, anche se si era nella più sperduta provincia italiana.
Per questo vale la pena ritirare fuori “My Fingers”: il sentirsi parte di qualcosa più grande di noi che contagiava tutto il mondo era il nostro modo di essere parte dello stesso, in una tipica maniera da adolescenti, ma pur sempre con un’indole genuina ed entusiastica che pareva senza limiti.
(Paolo Bardelli)