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Milano, 9 novembre 2017: siamo stati alla conferenza stampa per la presentazione del nuovo album di Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds “WHO BUILT THE MOON” che uscirà il prossimo 24 novembre.
L’album, ormai numero tre nella sua carriera da solista, nasce dalla collaborazione con il produttore e compositore David Holmes, il quale, ci racconta, “mi bloccava ogni volta che suonavo qualcosa di anche lontanamente simile agli Oasis o agli HFB di Chasing Yesterday”.
Una volta capita la direzione che gli suggeriva Holmes, ciò che ne è derivato è un album che Noel definisce “cosmic pop” e “il più libero che abbia mai scritto”.
Who built the moon è il risultato di un lavoro che ha coinvolto più di trenta musicisti diversi, tra i quali gli amici (e leggende del British sound) Paul Weller e Johnny Marr.
Alla domanda da dove derivi il titolo dell’album Noel ci spiega che l’ha copiato pari pari dal titolo di un libro cospirazionista (“gran cazzata le teorie cospirazioniste, so f* borin”) nel quale si narra del fatto che la luna sarebbe in realtà un oggetto estraneo al nostro sistema solare e messo lì volontariamente da qualcuno (“l’autore del libro aveva sicuramente visto troppe volte Star Wars, probabilmente fumando, ma il titolo mi piaceva molto”).
Noel ci tiene a definirsi un rivoluzionario contemporaneo, in quanto portatore di gioia e speranza con i suoi brani, al contrario di tutti quei guitar players di oggi come Dave Grohl, i Green Day e Josh Homme “che non fanno altro che riportare in musica le news, noiose, di ogni giorno, urlando senza alcun senso”.
Il rock, dice, ha ucciso il rock ‘n roll. I tatuaggi, gli orecchini, i capelli tinti, le giacche di pelle.. a cosa servono oggi quelle cose lì? La sua musica invece, è un vero e proprio atto sovversivo, un antidoto contro questo mondo, dove c’è un “assoluto bisogno di darsi una calmata”.
Sulla scia di tutto ciò che è “f* boring” Noel cita anche il caro vecchio Trump, la politica e “quel ciccione della Corea del Nord, buffo ma così noioso”. A questo punto qualcuno, provocandolo, gli chiede se anche John Lennon, che cantava di attualità, fosse noioso: “forse semplicemente a quei tempi le notizie erano molto meno noiose” risponde Noel bruscamente.
Musica che gli piace ascoltare comunque ce n’è, soprattutto anni ’60 e ’70 e gruppi come i Kasabian i Primal Scream e, a sorpresa, i Jungle (“l’ elettronica che fanno loro mi piace un sacco”).
La consueta domanda sui rapporti col fratello Liam arriva puntuale, ma Noel la liquida velocemente dicendo di non riuscire a capire perché “quel tizio lì sia cosi costantemente arrabbiato”, e gli consiglia di andare presto in terapia. E il suo primo album da solista in uscita? “onestamente non me ne può importare di meno di quello che fa mio fratello”.
Ma come sono i cinquant’anni di Noel Gallagher? “Più sereni che mai, tratto ogni disco e ogni tour come fosse l’ultimo e sono pienamente in pace con me stesso”.
La conferenza stampa viene interrotta bruscamente quando ancora mancano alcune domande, purtroppo Noel deve scappare a fare altre interviste.
Tornerà presto in Italia con il tour di promozione di Who Built the Moon per un’unica data live l’11 aprile 2018 al Fabrique di Milano.
Di seguito, la tracklist di Who built the moon:
- Fort Knox
- Holy Mountain
- Keep On Reaching
- It’s A Beautiful World
- She Taught Me How To Fly
- Be Careful What You Wish For
- Black & White Sunshine
- Interlude (Wednesday Part 1)
- If Love Is The Law
- The Man Who Built The Moon
- End Credits (Wednesday Part 2)
(Virginia Tirelli)