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LA TOP TEN DI PAOLO BARDELLI
1. Kasabian – Kasabian
2. Soulwax – Any Minute Now
3. Blonde Redhead – Misery Is A Butterfly
4. Air – Talkie Walkie
5. Wilco – A Ghost Is Born
6. Auf Der Maur – Auf Der Maur
7. Massive Attack – Danny The Dog
8. Graham Coxon – Happiness In Magazines
9. U2 – How To Dismantle An Atomic Bomb
10. N.E.R.D. – Fly Or Die
Poche emozioni nel 2004. Mi troverò in disaccordo con molti kalporziani, ma il 2004 non è come il maiale: se ne butta via una buona parte. Credevo di fare veramente fatica a trovare dieci titoli, poi tutto sommato qualcosa si può salvare. Più che altro è l’assenza totale di una spinta di un movimento musicale ben definito a preoccupare: sparuti i picchi che attraversano generi trasversali senza che si possa ben capire che “tempo musicale” stiamo vivendo. Un piccolo humus uniformante però mi sembra di averlo intravisto: l’elettronica. Il nuovo rock del 2004, e ciò sarà probabilmente ancora per qualche anno, non può fare a meno dell’elettronica. Ben dosata, magari non invasiva perché scindere il rock dalle chitarre è blasfemo anche per un ateo, ma presente.
Quattro i titoli su tutti, che hanno distanziato anni luce gli altri per la completezza e la maturità: Kasabian perché è una sferzata di vento pop-psycho inglese che ti porta via come la bora, Blonde Redhead perché la delicatezza nella disarmonia è fregio di pochissimi, Soulwax perché adesso sono loro il trait d’union tra distorsioni e club culture, Air perché, se lo stile si vendesse, loro potrebbero aprire un mercato.
Tra gli altri vorrei solo sottolinearne uno, ingiustamente bistrattato dai soliti critici che fra una decina d’anni torneranno sui loro passi: gli U2. Per quella regola non scritta che ciò che è vecchio di dieci anni è out mentre ciò che ne ha venti torna di moda, un disco che suona quasi come “Achtung Baby!”, la loro miglior prova da allora, viene tralasciato di principio. Da quegli alternativi, come ha detto qualcuno, che incensano Devendra Banhart poi magari fischiettano di nascosto “Vertigo”. Buon 2005!
(Paolo Bardelli)
CARRELLO DEI BOLLITI
Prodigy – Always Outnumbered (Never Outgunned)
perché adesso anche la massaia di Gallarate è più incaxxosa di loro;
The Thrills – Let’s Bottle Bohemia
perché dispiace constatare che Paganini non ha insegnato nulla. I Thrills non si ripetono, si ricopiano in fotocopia con virgole e annessi;
Divine Comedy – Absent Friends
perché nonostante le melodie siano passabili, la magniloquenza orchestrale di quest’album fa cadere in uno sconforto abissale.