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E’ difficile che questi Mondiali possano dare delle soddisfazioni a noi “amanti del pallone solo quando gioca l’Italia”. Che appunto non c’è. Per cui le opzioni non sono tante: (a) scegliersi la squadra da tenere, così un po’ a caso un po’ quella che va di moda (vedo che l’Islanda va forte tra i miei contatti fb) e far finta che abbia la maglia azzurra; (b) guardarsi le partite con amorevole distacco, il che però è possibile solo per gli appassionati tecnici che guardano anche le partite di serie Z del Galles e non per i fanatici di Bearzot, Vicini e Bruno Pizzul come il sottoscritto che riscoprono la passione solo ogni 4 anni; (c) godere delle disgrazie altrui, che non è mai bello dirlo ma in fondo, si sa, il tifo-contro è una componente inscindibile del tifo in sé.
Per cui confesso, domenica molto mi è gustata la sconfitta della Germania ad opera del Messico. Un Messico spavaldo, come quando nel 2000 arrivarono sulle nostre frequenze i Titán, un quartetto elettronico altrettanto coraggioso che ci sorprese nel suo essere messicano, fresco e interessante.
“1,2,3,4” è ancora un singolone che amo grandemente riascoltare.
Dai, altro che Islanda, tifiamo Messico. Magari nel prosieguo ci batte pure la Francia e così facciamo filotto.
(Paolo Bardelli)