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Un talento puro che si autoalimenta e accende come un’onda perpetua in mare aperto. È difficile controllare una dote, è altrettanto complesso rendersi conto dei propri limiti perché quando hai vent’anni sei, per forza di cose, avvelenato e avvilito e quindi cercare di costruire degli argini alla propria personalità e talento è complesso.
Lindsey Jordan però, come le sue colleghe Julien Baker o Frankie Cosmos, dimostra di essersi inserita in questa rivoluzione quieta della musica indipendente e dal volto femminile, un fenomeno del tutto fresco e irriverente.
Sin dal suo primo EP “Habit” la Jordan ha dimostrato di avere un percorso affine, per coraggio artistico, a progetti come Soccer Mommy o Japanese Breakfast.
Uscire dalla scuola superiore, diplomarsi e partorire “Lush” è un’impresa difficilmente spiegabile per gli umani e allora “Lush” ci fa pronunciare, per provare a parafrasare Ted Greenwald, la parola bellezza moolto lentamente.
L’estrema semplicità e la voce lievemente appoggiata sui puliti giri di basso in “Speaking Terms” è un esempio puntuale per capire cosa ha costruito Lindsey.
Nel suo album, anche rispetto all’EP, c’è una scelta di suoni coraggiosa e chiara, definita da una produzione intelligente.
Non c’è estetica lo-fi che tenga davanti ad un disco così che si riesce ad apprezzare proprio grazie alla sua nettezza, precisione.
Ogni brano è nutrito da una serie complessa di domande su amore, errori o sugli “dei che abbiamo intorno al collo”.
Le parole sono credibili perché non c’è retrospettiva, Snail Mail vive l’oggi e racconta con una forza, per nulla scontata ciò che è. Non c’è alcun sentimentalismo rivolto al passato, i suoi testi sono fugaci e raccontano l’attimo, il presente.
“Mi sono diplomata e siamo partiti per Los Angeles per il tour dal mattino successivo”, ecco Lindsey Jordan in tutto il suo splendore on the road.
Lush riesce ad essere un ascolto più necessario di una maratona mentana in periodo elettorale (cioè sempre), l’esporsi della Jordan è pacato e puntuale, sembra già aver una profonda conoscenza del mestiere e nel suo passare inosservata, ha tirato fuori uno dei lavori dell’anno.
“In the end, you could waste your whole life” canta in “Anytime”, traccia che è riuscita ad aggiudicarsi il titolo di canzone del magone dell’anno.
Per avere un riferimento lo scorso anno era toccato a “The Appointments” di Julien Baker.
Snail Mail ci fa stare in una situazione di costante rullo di tamburi, sembra infatti di trovarsi in una festa dove tu sei solo al centro della stanza ad attendere un qualche evento, più o meno miracoloso, che solo nella tua mente accade.
“Lush” è un disco fatto di attese, circolarità, l’eterno ritorno della tristezza adolescenziale che viene racconta nel momento e modo giusto. Lindsey non è fuoritempo e dopotutto, un indie rock così, non sarà mai fuori dal tempo. Non c’è trap che tenga.
82/100
(Gianluigi Marsibilio)