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Alberto Ricca aka Bienoise è tornato a novembre con l’ambizioso e ricercato “Most Beautiful Design”, uscito per la mitica Mille Plateaux, rifondata e rilanciata da Achim Szepanski.
La storica label di Francoforte che negli anni Novanta aveva pubblicato autentici capolavori decisivi per la sua (e per la nostra) formazione elettronica come “94 Diskont” degli Oval o le compilation “Clicks and Cuts”, per non parlare di Alva Noto, Vladislav Delay e Tim Hecker, giusto per citarne alcuni.
A partire da singolare formato di distribuzione e dal concept, Bienoise ci stupisce ancora una volta. “Most Beautiful Design” è un tributo a due delle tecnologie “do it yourself” più diffuse e decisive: il floppy disk e l’mp3, attraverso una composizione che prende vita da mp3 dalla compressione “d’annata”, a bassissima qualità. Per intenderci, 16kbps. Chi scaricava e passava musica vent’anni fa, avrà un sussulto di nostalgia. Il risultato è un esaltante minimalismo che da una ricercata collezione di sample si avventura in tracce eredi delle intuizioni di Oval, William Basinski e Oneohtrix Point Never, in un imprevedibile punto di incontro tra ambient, glitch, minimal techno, IDM e quei paesaggi più astratti e oscuri cui ci ha abituato negli ultimi anni il co-fondatore di Floating Forest Records.
Per l’occasione, Bienoise, che di recente ha brillato a Club To Club 2018, ha provato a racchiudere in una lista di 7 tracce i suoi punti di riferimento musicali che hanno ispirato la sua carriera e questo “Most Beautiful Design”.
Oval, “94 Diskont”
William Basinski, “The Disintegration Loops” 1.1
Due capolavori imprescindibili che è quasi banale citare, ma sui cui segreti continuo ad indagare: i Disintegration Loops di Basinski, oltre al perfetto minimalismo, mi hanno insegnato anche l’amore per il “suono del fallimento”, mentre gli Oval sono stati semplicemente l’inizio di tutto, dai CD preparati alla ricerca di una imperfezione tecnologica che torna ad essere umana e imprevedibile – e data questa premessa, approdare su Mille Plateaux ha superato ogni più sfrenata fantasia.
Gérard Grisey, “Partiels”
Ryan Maguire, “moDernisT”
Due lavori distanti in ogni modo, ma che nascono da riflessioni sullo spettro sonoro, lo spazio riempito dalle frequenze audio: Partiels è uno dei brani più importanti della corrente dello Spettralismo, che applicò l’analisi dell’evoluzione dei timbri nel tempo alla composizione di brani per orchestra; moDernisT è invece un lavoro contemporaneo, che (al contrario di quanto ho fatto io) mantiene solo le informazioni perse nella compressione, in quello che suona letteralmente come il “fantasma nell’mp3”.
Darkspace, “Dark Space I”
Amo ripetere che uno degli insegnamenti più importanti del Black Metal è che certe cose devono suonare male per essere efficaci. Avrei potuto linkare migliaia di brani, ma trovo che in tempi recenti i Darkspace abbiano applicato questa lezione in maniera davvero esemplare.
Ruyichi Sakamoto, “Dolphins”
Haruomi Hosono, “Talking”
C’è moltissimo Giappone in “Most Beautiful Design”, e credo che l’influenza di questi due brani sia immediatamente evidente.
BONUS: Bienoise, “Utopia Robotz” https://youtu.be/
“Utopia Robotz” è stato l’unico brano che non ho rimaneggiato in alcun modo lavorando all’uscita dell’album, perchè non riuscivo a rinunciare nemmeno ad un istante di un tema che amo già profondamente. Il video è stato realizzato dal talentuoso scultore e artista visivo Paul Simon Heyduck, che ha completato visivamente la fluidità artificiale dei glitch spettrali con grande sensibilità.