• THE JUNIPER BAND, …Of Debris And Daylong Dreams (Suiteside, 2001)

    La Juniper Band, fondatasi nel 1999, riceve i primi riconoscimenti da live nell’area musicale bolognese. Nel 2001 l’esordio discografico, mixati e registrati a Senigallia da David Lenci e Andreas Venetis. Esordio sorprendente: già dall’attacco di “Mrs. Angelight” si nota come il gruppo sia capace di scavare alle radici di un’identità musicale, quella underground, trovando una…

    Read More

  • JOY DIVISION, Unknown Pleasures (Factory, 1979)

    Se c’è qualcosa che può essere preso a paradigma della purezza del dark, senza dubbio questo qualcosa è l’esordio dei Joy Division. Con il termine dark non ancora entrato nel gergo comune – si parla ancora di post-punk – e dopo aver cambiato nome (in precedenza il gruppo si chiamava Warsaw) i Joy Division irrompono…

    Read More

  • THE CURE, Japanese Whispers (EP, Fiction Records, 1983)

    Nell’ottobre del 1982 Chris Parry, visionato il materiale inedito dei Cure, decide di far uscire come singolo il brano “Let’s go to bed”. Nonostante la riluttanza di Smith, che considera il pezzo troppo pop e lontano dallo stile ormai consolidato della band, la canzone esce sul mercato andando incontro ad un sonoro fallimento. Robert Smith,…

    Read More

  • PEARL JAM, Vitalogy (Epic, 1994)

    Finalmente al di fuori del preconcetto grunge che li aveva accompagnati all’inizio della carriera – “Ten” e “Vs.” – i Pearl Jam offrono quella che, a tutt’oggi, è una delle loro prove migliori. 14 canzoni che alternano momenti di durezza e di velocità a dolci e malinconiche ballate. Lo stile Pearl Jam è ormai consolidato…

    Read More

  • EINSTURZENDE NEUBAUTEN, Silence Is Sexy (2CD, Mute, 2000)

    Gruppo fondamentale della nuova onda tedesca di inizio anni ’80, figli al contempo dei Kraftwerk, di Kurt Weill e del dark e padri della musica industriale (a loro si ispireranno Sonic Youth, Marlene Kuntz), ensemble di ingegni fra i più disparati (Blixa Bargeld fa parte dei Bad Seeds di Nick Cave) gli Einsturzende Neubauten ritornano…

    Read More

  • THE CURE, “Pornography” (Fiction Records, 1982)

    Usciti indenni, in fin dei conti, dalla crisi depressiva seguita alla pubblicazione di “Faith”, i Cure si ripresentano ai ranghi di partenza decisi a dimostrare la loro maturità compositiva ed espressiva. L’attacco di “One Hundred Years”, con la batteria e la chitarra distorta in primo piano è emozionante, a dimostrazione che il momento magico del…

    Read More

  • THE SMITHS, The Smiths (Warner Bros, 1984)

    Inizio anni ’80. In Inghilterra, come nel resto del mondo, si assiste ad una scena musicale quanto mai dicotomica: da una parte il successo commerciale della dance e dell’elettronica spicciola, dall’altra varie correnti musicali (dark, noise, punk) inserite sotto il nome generico di “New wave”. E il pop puro? Il semplice pop che tanta parte…

    Read More

  • THE CURE, Faith (Fiction Records, 1981)

    Diventati, loro malgrado, simboli del dark, i Cure continuano la loro ascesa al successo. Nel 1981 esce “Faith”, il loro quarto LP. Nel frattempo il gruppo è tornato ad essere un terzetto, dopo l’allontanamento del nuovo tastierista Matthieu Hartley, causa gravi incomprensioni con Smith. Il cantante, con questa decisione dimostra quindi di voler tenere bene…

    Read More

  • THE CURE, Seventeen Seconds (Fiction Records, 1980)

    Ad appena un anno dal doppio esordio – “Three Imaginary Boys” e “Boys Don’t Cry” – i Cure tornano alla ribalta presentando il loro terzo lavoro. Ormai il movimento dark è lanciato, continua l’ascesa di Siouxsie and the Banshees, sono nati da poco i Bauhaus e i Sisters of Mercy, il 18 maggio del 1980…

    Read More

  • THE CURE, Three Imaginary Boys (Fiction Records, 1979)

    Formati intorno alla figura accentratrice del giovanissimo Robert Smith, cantante e chitarrista, i Cure vengono messi sotto contratto, nel 1977, dalla casa discografica tedesca “Hansa” per la quale compongono alcune canzoni. Una di queste, “Killing an Arab”, ispirata da “Lo straniero” di Camus, provoca il rifiuto della casa tedesca che teme ripercussioni, in un periodo…

    Read More

Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010