• CAMEL, Camel (MCA, 1973)

    Nati in piena era prog-rock, i Camel si formano nel 1972 a Londra. Peter Bardens, tastierista con illustri esperienze nei Them di Van Morrison, incontra Andy Latimer (chitarra e flauto), Andy Ward (batteria) e Doug Ferguson (basso), tutti e tre membri della Philip Goodhand Tait’s Band. Il risultato del meeting è un nuovo gruppo, il…

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  • YES, Tales From Topographic Oceans (2CD, Atlantic, 1973)

    Dopo “Close to the Edge” gli Yes incidono in studio questo ambizioso doppio album concept: dalle stelle alle stalle verrebbe detto. Un infortunio che per molti versi ha del clamoroso, soprattutto perché incorso nel periodo di massimo fulgore del gruppo. E, d’altra parte, come dimostreranno col seguente “Relayer”, gli Yes sono tutt’altro che finiti o…

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  • YES, Yessongs (2CD, live, Atlantic, 1973)

    Dopo l’uscita di “Fragile” e “Close to the Edge”, nel medesimo anno ’72, gli Yes intraprendono un live tour testimoniato da questo doppio CD (in origine tre LP). E’ il loro live più famoso, espressione della piena maturità del gruppo, del periodo “aureo”, se così possiamo dire. Il piatto è assai ricco: due dischi da…

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  • BANCO DEL MUTUO SOCCORSO, Io sono nato libero (Ricordi, 1973)

    Disco fondamentale del progressive, italiano e non. All’altezza dei migliori dischi inglesi. La possente e calda voce di Francesco Di Giacomo unitamente ai bei testi delle canzoni si fondono ad un tessuto strumentale di prim’ordine. Dopo l’album d’esordio, “Banco del Mutuo Soccorso”, e il concept “Darwin !”, datati 1972, il gruppo italiano crea il suo…

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  • KING CRIMSON, Lark’s Tongues in Aspic (Island Records, 1973)

    Da oltre trent’anni il Regno del Re Cremisi attraversa i lustri senza conoscere battute di arresto. Innumerevoli e valorosi “cavalieri” si sono succeduti per sostenere la causa di Sua Maestà Fripp, il quale ha sempre ottenuto il meglio dai propri collaboratori. “Lark’s Tongues in Aspic” apre una delle stagioni sicuramente più interessanti della produzione dei…

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  • GENESIS, Genesis Live (Charisma, 1973, live)

    Un live che non aggiunge molto a quanto fatto dai Genesis fino a quel punto. Il sound non è particolarmente raffinato, ma i cinque si dimostrano pienamente in grado, anche su un palco, di eseguire i loro complessi brani. Eseguita a nostro parere un po’ troppo lentamente è “Watcher of the Skies”; “Get’em out by…

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  • GENESIS, Selling England By The Pound (Charisma, 1973)

    La continua ascesa creativa porta i Genesis al capolavoro, non solo loro ma, soprattutto, di tutto un genere (il progressive) e di tutta la storia del rock in generale. I suoni sono più morbidi (qualche “purista” ha storto il naso), ma le parti strumentali (come la chitarra di Hackett in “Firth of Fifth”, la batteria…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010