• SONIC YOUTH, A Thousand Leaves (Geffen, 1998)

    I tre anni che dividono “Washing Machine” dall’uscita di questo “A Thousand Leaves” formano un solco fondamentale nella band più prolifica degli ultimi vent’anni. Più di mille giorni in cui i Nostri evadono da qualsiasi cliché gettandosi in avventure diverse e stimolanti. Dopo essere stati il gruppo di punta al Loollapalooza nel 1995, organizzano per…

    Read More

  • SONIC YOUTH & JIM O’ROURKE, Invito al cielo (EP, SYR, 1998)

    Come sempre, a fianco delle produzioni ufficiali per la Geffen, i Sonic Youth si divertono ad autoprodursi in follie ed estemporanee collaborazioni. Quella di “Invito al cielo” è però una collaborazione abbastanza speciale: a fianco della band, infatti, in questa circostanza si presenta Jim O’Rourke, padrino indiscusso del cosiddetto “Post Rock”, il suono nuovo di…

    Read More

  • BELLE AND SEBASTIAN, The Boy With The Arab Strap (Jeepster, 1998)

    Il terzo lavoro in studio di Belle And Sebastian è quello che li lancerà definitivamente sul mercato internazionale. La band scozzese, che più di tutte influenzerà il movimento “New acoustic” recentemente assurto agli onori delle cronache, irrompe da subito con due ballate meravigliose, “It could have been a brilliant career” e la ritmata e avvolgente…

    Read More

  • C.S.I., La terra, la guerra, una questione privata (Black Out/Polygram, 1998)

    Chiesa di S. Domenico, Alba, 5 Ottobre 1996. I C.S.I. realizzano un live tributo allo scrittore Beppe Fenoglio, completando una specie di trilogia, neanche troppo involontaria, legata alla Resistenza. Il primo passo era stata la raccolta di canzoni partigiane (o ispirate all’argomento) “Materiale resistente”, al quale era seguito “Linea gotica”. E questo disco, come del…

    Read More

  • THE CURE, Collector’s Curiosities (Catalunya Records, 1998)

    Come ogni gruppo di culto che si rispetti, anche i Cure sono stati oggetto di varie stampe di bootleg, a volte tratte da concerti, altre volte da b-sides. E’ questo il caso di “Collector’s Curiosities” che, come specifica il retro del libretto, altro non è se non “a bunch of b-sides”, Un mucchio di registrazioni…

    Read More

  • PEARL JAM, Live On Two Legs (Epic, 1998)

    Dobbiamo ancora ostinarci a chiamarli i “santoni” del grunge? Non c’è proprio niente di meglio? I Pearl Jam meritano di non essere marchiati come un prosciutto che ambisce al raffinato palato di psichedelici commensali. E poi non è possibile contenere dentro i ristretti confini di Seattle il tachicardico cuore musicale degli States. Concediamo almeno al…

    Read More

  • PIXIES, Pixies at the BBC (4AD, 1998)

    Quelle presenti in quest’album sono alcune registrazioni che i Pixies effettuarono per la BBC dal 1988 fino al loro scioglimento (1991). Si nota subito l’assoluta mancanza dei brani di “Surfer Rosa”, mentre grande risalto hanno i brani ripresi da “Doolittle” e “Bossanova”. Si inizia con un’energica e delirante versione di “Wild Honey Pie” dei Beatles,…

    Read More

  • MANU CHAO, Clandestino (Virgin, 1998)

    Album d’esordio per l’ex cantante dei Mano Negra; un’uscita che in un primo momento sembra passare inosservata e che invece un silenzioso tam tam trasforma giorno dopo giorno in un fenomeno da classifiche internazionali. Forse anche la voglia del grande pubblico di musica latina ha contribuito a questa ascesa, premiando sia l’aspetto commerciale incarnato dai…

    Read More

  • DAVID GRAY, White Ladder (IHT Records, 1998)

    Concepito nell’estate del 1998, “White Ladder” sembrava l’ennesima scommessa (la quarta per l’esattezza) dell’allora ventottenne David, spesso apprezzato dalla critica quanto ignorato dalle classifiche. L’album viene registrato in una piccola stanza londinese, con le finestre aperte sul traffico sottostante, ed il risicato budget permette una strumentazione ridotta all’osso: chitarra acustica, sampler e computer. Ricevuto l’incarico…

    Read More

  • DIVINE COMEDY, Fin De Siècle (Setanta Records, 1998)

    Manca qualche decina di mesi alla fine del Novecento e Neil Hannon ce lo ricorda sin dal titolo, anche se l’espressione usata fa pensare alla decadenza ed alla bohème di un’altra fine secolo, quell’ottocentesco. La solita immagine enigmatica del compositore è scattata a Vienna, città che affascina Neil con le sue architetture riferite proprio al…

    Read More

Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010