• VAN DER GRAAF GENERATOR, The Box (4 CD, Virgin, 2000)

    Dopo i due per i Genesis, anche per i Van der Graaf la Virgin Records (detentrice dei diritti della scomparsa Charisma) sforna un cofanetto retrospettivo in quattro CD, assai simile anche nella confezione. In verità queste edizioni denunciano ben presto cedimenti strutturali nella legatura, non molto gratificanti per l’acquirente, considerato anche il prezzo non proprio…

    Read More

  • HOOVERPHONIC, The Magnificent Tree (Sony Music, 2000)

    Terza prova sulla lunga distanza per il trio belga guidato da Alex Callier. “The Magnificent Tree” non si discosta dai suoi due predecessori, continuando su una linea composta da tappeti di liquide tastiere e ritmi generalmente morbidi a supporto della voce piuttosto tenue e non irresistibile della cantante, la diafana fiamminga Geike Arnaert. Per la…

    Read More

  • PHARCYDE, Plain Rap (Columbia, 2000)

    Ritornano dopo cinque anni, ma a me piace pensare ne siano passati ben otto. A otto anni fa risale il primo album, “Bizarre Ride II the Pharcyde”. Assurdo, demenziale, e divertente e comico solo se avrete accettato di entrare nella loro ironia grottesca. Un album diciamo controverso, che io considero un classico ma insomma capirei…

    Read More

  • LIMP BIZKIT, Chocolate Starfish and the Hot Dog Flavored Water (Interscope, 2000)

    Non proprio un brutto album, si ascolta bene poi. Non brutto, ma insomma deludente, proprio deludente. “Chocolate Starfish and the Hot Dog Flavored Water”, stiam parlando di lui, ha smarrito due strade in un colpo solo. Ha smarrito la via dell’hip hop, che in “Significant Other” m’era sembrata la più promettente. E ha smarrita quella…

    Read More

  • 99 POSSE, La vida que vendra’ (BMG/RCA, 2000)

    I 99 Posse potrete odiarli o amarli, e tutto senza ascoltare niente. Sono del giro dei Centri Sociali Occupati, il nome stesso gli arriva dal cso Officina 99 di Napoli. I CSO, i fratellini del famigerato Leonkavallo di Milano. Ai tempi Salvatores col suo “Sud” aveva amplificato un fenomeno già pompato dalla nascita del rap…

    Read More

  • GODSPEED YOU BLACK EMPEROR!, Levez Vos Skinny Fists Like Antennas to Heaven (Kranky, 2000)

    A distanza di due anni dal mini “Slow Riot for New Zero Kanada”, uno dei nomi più prolifici del panorama post-rock torna sulla scena con un album monumentale che ne sintetizza tutte le principali caratteristiche. I Godspeed hanno saputo costruire la triste ed allo stesso tempo splendida colonna sonora alla decadenza urbana ed al collasso…

    Read More

  • PRODIGY (OF MOBB DEEP), H.N.I.C. (Loud Records, 2000)

    Prodigy of Mobb Deep, conoscete i Mobb Deep? Dal Queens, i due di “Murda Muzik” e “Hell on Earth”… Compagni di strada di Nas, inventori di uno stile newyorkese lirico e melodico, e cattivo, ma questa non è una novità. Bene, se non conoscete i Mobb Deep, vi accosterete sereni a questo lavoro. Altrimenti, tremerete.…

    Read More

  • RICA AMABIS, Sambadelic (Stern’s Music, 2000)

    Per non far confusione, diciamo subito che Rica Amabis è un maschietto, nel caso usaste il metodo alfabetico (quello più usato) per catalogare il vostro materiale discografico. Per la precisione, Rica cresce a San Paolo, una delle grandi metropoli brasiliane. Per un anno lascia la sua città, partendo per New York, dove studia come ingegnere…

    Read More

  • AT THE DRIVE-IN, Relationship of Command (EMD/Virgin, 2000)

    In uno scenario rock alquanto disturbato da fenomeni commerciali di imponente spessore si affaccia la band texana di El Paso At the Drive-in che mescola elementi funk/core stile R.A.T.M. rock e hardcore. “Relationship of Command” è un disco gradevole, molto divertente che lascia trasparire grande originalità e abilità del gruppo a destreggiarsi in territori inesplorati…

    Read More

  • GEDDY LEE, My Favorite Headache (WEA/Atlantic, 2000)

    La storia del rock è piena zeppa di dischi solisti inutili, realizzati da annoiati membri illustri di altrettanto illustri band. Chissà perché, ma in questi dischi manca sempre quella scintilla, quel guizzo creativo che ci ha fatto amare il lavoro di quell’artista all’interno di un gruppo. Geddy Lee, poliedrico cantante-bassista-tastierista dei Rush, dopo più di…

    Read More

Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010