• HOLLOWBLUE, What You Left Behind (Suiteside Drive, 2004)

    La stagione d’oro del rock italiano era già finita da qualche anno, spegnendo un po’ di luci anche su Livorno, da dove erano arrivati Virginiana Miller, Snaporaz, Tangomarziano…Eravamo tutti impegnati a guardare altrove, quando uscì il primo disco degli Hollowblue, “What you left behind”, e avevamo torto. Se fossimo stati attenti, avremmo trovato le esplosioni…

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  • THE SHINS, Chutes Too Narrow (Sub Pop, 2004)

    Se “Oh, Inverted World” era un’ottima dichiarazione di intenti che preparava un futuro roseo, “Chutes Too Narrow” è la dimostrazione di quanto gli Shins siano in grado di dire la loro all’interno del panorama musicale contemporaneo. Per quanto riguarda l’indie-pop è sicuramente un capolavoro. Non mi vengono in mente altri esempi di pop chitarristico americano…

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  • AMUSEMENT PARKS ON FIRE, Amusement parks on fire (Invada / V2, 2004)

    A volte ritornano. I nostalgici dello shoegazing dovranno ringraziare Michael Feerick per aver riportato concretamente in vita una delle correnti musicali più affascinanti degli ultimi quindici anni. Il ventenne originario di Nottingham è la mente dietro a questo album d’esordio che, assieme ad una band, è stato presentato in tutta la sua enfasi chitarristica nel…

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  • PERMANENT FATAL ERROR, Law Speed (Wallace, 2004)

    A un primo ascolto “Law Speed” non sembra neanche un album prodotto dalla Wallace di Mirko Spino; gli arpeggi acustici che fanno bella mostra di loro stessi nella seconda traccia (subito dopo la scoria industriale, sporcatura incosciente elevata al ruolo imponente e spesso svilito di intro), accompagnati da un perdurante senso di angoscia e da…

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  • VETIVER, Vetiver (Di Cristina, 2004)

    Partendo del folk che tanto sembra piacere di questi tempi, Vetiver esplora un orizzonte tanto psichedelico quanto bucolico, ispirandosi da un lato all’attitudine free dei Grateful Dead, dall’altro alla spensieratezza acustica del primo Marco Bolan, condendo il tutto con arrangiamenti a metà tra il prog più delicato e il sempre più presente “pre-war”. Andy Cabic…

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  • OVO, Cicatrici (Bar la Muerte, 2004)

    Bruno Dorella è uno di quei nomi misconosciuti alle grandi platee fagocitatrici di musica dietro le quali in realtà si nascondono elementi fondamentali per la scena musicale italiana, piccoli geni costretti (?) a lavorare nell’ombra. Verrebbe da tirar fuori anche il buon Fabio Magistrali, tanto per restare all’interno della scena milanese. Ma torniamo a occuparci…

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  • MICAH P. HINSON, Micah P. Hinson and the Gospel of Process (Sketchbook, 2004)

    Scrivere di un disco come questo a mesi distanza dalla sua uscita, considerando tutte le ottime parole spese in lungo e in largo, un bel concerto in cui l’autore si è dimostrato un artista – effettivamente – di livello e gli ascolti dedicati all’opera (di gran lunga superiori a quelli per altre recensioni, ma qui…

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  • MOSQUITOS, Brian di Nazareth and other assorted teen idols (Fosbury, 2004)

    Un anno dopo il bellissimo “Electric Center”, tornano i Mosquitos. E lo fanno con un ep stampato esclusivamente su vinile a 10” che vede i tre gringos di Frosinone alle prese con cover di gruppi come Husker Du, Modern Lovers, Pixies, Byrds e artisti come Bob Marley e i Monthy Piton (il collettivo comico inglese…

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  • KAADA / PATTON, Romances (Ipecac, 2004)

    Mike Patton è senza dubbio uno dei più grandi stacanovisti della musica d’avanguardia, e “Romances” , il suo ultimo lavoro, ne è emblema esemplare. Il frontman di Fantomas e Tomahawk (ex Faith no more e Mr.Bungle) sceglie come compare Erik Kaada, apprezzato compositore di colonne sonore per il cinema (grazie alle quali ha vinto un…

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  • APOSTLE OF HUSTLE, Folkloric Feel (Arts & Crafts, 2004)

    Le recente iperesposizione mediatica della scena musicale canadese ha portato al successo – ormai insperato – di gente come Broken Social Scene (contratto con la Mercury) e del giro dell’etichetta Constellation. Una realtà musicale carica di fascino che presenta dei tratti comuni che cercano di andare al di là della semplice canzone, scoprendo contaminazione insperate…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010