• SANTO NIENTE, Occhiali scuri al mattino EP (Black Candy / Audioglobe, 2004)

    Un ritorno, dopo un’assenza di sette anni. Ed è subito un tuffo al cuore. Le chitarre acide, vorticose, appena più dilatate rispetto ad allora, ma… il suono è quello, non ci sono dubbi. Torniamo al biennio storico del rock italiano, 1996-1997, quello che ha partorito i dischi migliori. Qualcuno gridava di “onorare il vile”, all’epoca;…

    Read More

  • THE (INTERNATIONAL) NOISE CONSPIRACY, Armed Love (Burning Heart, 2004)

    Arrivati al grande pubblico grazie al penultimo “New morning… changing weather”, gli svedesi (International) Noise Conspiracy tornano in grande stile con un lavoro che nulla aggiunge al percorso della band ma contiene la dose di energia e carica rock’n’roll ideale per non risultare un esercizio di stile ma un’opera compiuta e – perché no? –…

    Read More

  • SONGS FOR ULAN, Songs For Ulan (Stoutmusic / Audioglobe, 2004)

    Dicono che un’artista se ne accorga, quando realizza il proprio disco della vita. Non un disco che cambierà le sorti della musica, ma solo quello che si sente di avere nelle proprie corde e che non si era ancora riusciti a scrivere. Pietro De Cristofaro non è certo un esordiente, ma solo ora è riuscito…

    Read More

  • MORRISSEY, You Are The Quarry (Attack Records, 2004)

    E’ bizzarro come un mondo abituato a bruciare tutto in fretta come quello del rock inglese, si sia trovato ad attendere, quasi rappresentasse la propria salvezza, il nuovo disco di Morrisey. Suona come uno scherzo del destino, una vendetta per aver accolto troppo spesso con sufficienza i dischi del Nostro. Conoscendolo, viene da pensare che…

    Read More

  • BLACK FOREST / BLACK SEA, Forcefields and Constellations (Blue Sanct/Secretly Canadian, 2004)

    Il mondo musicale che ci stiamo apprestando a vivere racchiuderà in sé tutte le possibile deformazioni di un mondo che dilata in maniera sempre più dichiarata le proprie radici culturali, alla ricerca della fusione tra il meticcio tipico della società contemporanea (globalizzata o comunque sezionata analizzata e metabolizzata) e gli archetipi culturali. Miriam Goldberg e…

    Read More

  • SHANNON WRIGHT, Over The Sun (Quarterstick / Wide, 2004)

    Chi ha visto un concerto di Shannon Wright sa come le sue canzoni si trasformino: il folk emotivo si accende, si satura di elettricità, il tormento interiore si rende esplicito alzando il volume e violentando il suono. Accade la stessa cosa anche in questo disco, “Over the sun”: se prima tutto era trattenuto e giocato…

    Read More

  • LIARS, They Were Wrong, So We Drowned (Mute, 2004)

    La più grande sorpresa del 2004 passa dalla Grande Mela. New York, ventre e culla per il rock da trenta e passa anni a questa parte, è la città della palingenesi per eccellenza: capace di rigenerare il proprio suono mantenendo intatta la natura stressante e catartica propria di una megalopoli (quello che si sta apprestando…

    Read More

  • SONIC YOUTH, Sonic Nurse (Geffen, 2004)

    L’ascolto dell’ultima fatica di quello che non ho difficoltà a definire il più importante gruppo musicale degli anni ’80 è aiutato non poco dal titolo stesso dell’opera: in esso è racchiusa infatti l’autodeterminazione di un corpo malato. Scherzi a parte, è evidente come “Sonic Nurse” funga da metafora del mondo circostante, o meglio della società…

    Read More

  • MUM, Summer Make Good (Fat Cat / Self, 2004)

    «C’era una volta una bambina che aveva la voce di vetro e abitava in un faro. Le piaceva stare a guardare il mare, immergervi le braccia, stare ad ascoltare il suono dell’acqua; e quando il vento urlava, lei non aveva mai paura: si accucciava vicino alla finestra verde, quella che cigolava sempre, e rimaneva ipnotizzata…

    Read More

  • ANIMAL COLLECTIVE, Sung Tongs (Fat Cat, 2004)

    Una delle caratteristiche della musica contemporanea è quella di basare la propria genesi sull’iper-produttività, immagine speculare di un mondo ansiogeno dominato dalla furia di arrivare (dove, è un mistero che temo resterà eternamente insoluto): gli Animal Collective non fanno eccezioni e continuano a sfornare album a ritmi folli. A pochi mesi di distanza dallo splendido…

    Read More

Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010