• DEAD MODELS, Demo (autoproduzione, 2004)

    “Death to supermodel”: Kate Moss docet, appena qualche tempo fa. Lei, la diafana figura diventata emblema di un pezzo dei Primal Scream, a sua volta tra i capolista di quel revival dal sapore tutto 24 Hours degli ultimi anni. Proprio in questo limbo tutto decadenza dei Settanta mixata a glam degli Ottanta, lo slogan in…

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  • KAADA / PATTON, Romances (Ipecac, 2004)

    Mike Patton è senza dubbio uno dei più grandi stacanovisti della musica d’avanguardia, e “Romances” , il suo ultimo lavoro, ne è emblema esemplare. Il frontman di Fantomas e Tomahawk (ex Faith no more e Mr.Bungle) sceglie come compare Erik Kaada, apprezzato compositore di colonne sonore per il cinema (grazie alle quali ha vinto un…

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  • BLESSED CHILD OPERA, Looking After The Child (Seahorse Recordings, 2004)

    Dietro Blessed Child Opera si nasconde Paolo Messere, il quale, con questo suo secondo disco, inaugura il catalogo della neonata Seahorse Recordings e concepisce un lavoro che entra di diritto tra i migliori dell’anno passato se si parla delle formazioni alt.folk all’italiana. Considerando l’enorme ‘cappello’ di genere che stiamo analizzando – possiamo inserire anche Midwest…

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  • LYDIA LUNCH, Smoke In The Shadows (Breakin’ Beats, 2004)

    Lydia Lunch è stata, e forse sarà sempre, il simbolo di un’epoca in cui New York fu culla dominante della cultura, divisa tra gli esperimenti visivi di Richard Kern e la disillusione di Jim Jarmusch, tra le Waves (New o No che fossero) musicali e gli ultimi rigurgiti di poesia Beat. La Lunch rappresentava una…

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  • MOOPO, The Only Word Of My Prayer (Seahorse Recordings, 2004)

    Seconda uscita della Seahorse Recordings (la prima, ricordiamolo, è Blessed Child Opera), Moopo vive sospeso tra Italia e Canada ma sono gli Stati Uniti che ci vengono in mente ascoltando “The only word of my prayer”. Un panorama oscuro che parte dall’alt.folk – sì, sempre lui, definizione ormai logora ma che ci aiuta a focalizzare…

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  • KHONNOR, Handwriting (Type, 2004)

    Khonnor è l’ennesimo pseudonimo adottato da un One Man Band. Dietro questo moniker si cela Connor Kirby, diciassettenne statunitense; sì, avete letto bene, diciassettenne. La precocità sta diventando tratto distintivo del cantautorato contemporaneo – basti pensare al genio polimorfo di Patrick Wolf, che ha iniziato ad incidere a undici anni in beata solitudine – e…

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  • FRANK BLACK, Frank Black Francis (2CD, Cooking Vinyl, 2004)

    “FrankBlackFrancis”, ovvero il presente (passato recente?) che si riappropria del passato storico e lo rilegge, o forse semplicemente lo rivive senza disconoscere l’originale. Ma facendone conoscere i prodromi: l’intento di svelare i retroscena del suono dei Pixies era apparso già chiaro con l’uscita, sempre su Cooking Vinyl, dei cosiddetti “Purple Tapes”, le registrazioni che spinsero…

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  • FRANCK BLACK, Frank Black Francis (2CD, Cooking Vinyl, 2004)

    “FrankBlackFrancis”, ovvero il presente (passato recente?) che si riappropria del passato storico e lo rilegge, o forse semplicemente lo rivive senza disconoscere l’originale. Ma facendone conoscere i prodromi: l’intento di svelare i retroscena del suono dei Pixies era apparso già chiaro con l’uscita, sempre su Cooking Vinyl, dei cosiddetti “Purple Tapes”, le registrazioni che spinsero…

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  • BOREDOMS, Seadrun/House of Sun (Warner Japan, 2004)

    Yoshimi vocalizza a più non posso, senza darsi direttive definite, prima di lanciarsi in una nota prolungata che diviene la rampa di lancio per una percussione ritmica complessa, tribale, convulsa ed estremamente sovrapposta tra tamburi, piatti e tintinnii. Mentre la musica sembra tendersi nell’accelerazione continua e spasmodica verso un’esplosione catartica e vagamente jazzata la voce…

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  • VALENTINA DORME, Maledetti i pettirossi (La Spina Editrice / Fosbury Records, 2004)

    Un quaderno rosso, che dà un calore strano, sa di poesia scritta a mano, artigianale, lontana da clamori e capace di parlarti da vicino. A ben pensarci, anche le canzoni dei Valentina Dorme comunicano gli stessi umori: questo libretto, stampato in sole centocinquanta copie numerate e non reperibile nei negozi (lo trovate su www.fosburyrecords.org), raccoglie…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010