• IVAN SEGRETO, Porta Vagnu (Epic / Sony, 2004)

    Giovane musicista siciliano di Sciacca, Ivan Segreto viene lanciato dalla Sony music probabilmente anche sulla scia del successo di quel genere “canzone d’autore – jazz” che partendo dal capostipite Paolo Conte e passando per l’ottimo Vinicio Capossela, arriva alla recente esplosione del crotonese Sergio Cammariere. Sarebbe tuttavia quantomeno ingeneroso trattare come mero epigono dei nomi…

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  • LEONARD COHEN, Dear Heather (Columbia, 2004)

    Se Leonard Cohen si fosse trovato, per uno sghiribizzo improvviso dei varchi temporali, a nascere all’interno di una tribù di nativi americani con ogni probabilità sarebbe stato investito alla vita con il nome di Grande Anima. Su questo, dopo una carriera che si avvia a festeggiare i suoi primi quarant’anni, ci sono ben pochi dubbi.…

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  • KASABIAN, “Kasabian” (BMG, 2004)

    Negli ultimi anni l’Inghilterra ci ha abituati ad enormi valanghe di fuffa. Ecco perché ogni volta che esce una nuova formazione siamo soliti tenere un atteggiamento a metà tra il cinico, il prevenuto e il prudente che: “comunque questo fra due anni non se lo ricorda più nessuno”. L’elenco di band e dischi che hanno…

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  • NICK CAVE AND THE BAD SEEDS, Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus (2CD, Mute, 2004)

    Nick Cave è uno di quegli autori che, una volta entrati nella storia del rock (appuntamento che per il buon Nicola è oramai ricordo fumoso, perso tra le brume londinesi e la tecnocratica spazialità di Berlino) ci si sono trovati comodi e hanno deciso di non pianificare troppo la propria esistenza. Tutti gli avvenimenti che…

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  • CASTANETS, Cathedral (Ashtmatic Kitty, 2004)

    Se dovessimo dare particolare credito ai primi vagiti di questo ventunesimo secolo saremmo costretti a circoscrivere il substrato sonoro in un ibrido nel quale si fondono e completano urgenze prettamente post-industriali (figlie del cyberpunk, dell’industrial, dell’ossessione tecnocratica) con le scorie ultime di un’attitudine agreste, non propriamente bucolica – in quanto succube comunque dell’ombra angosciosa della…

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  • THE PINK MOUNTAINTOPS, The Pink Mountaintops (Jagjaguwar, 2004)

    Se dovessi essere costretto a trovare una qualifica specifica per la musica sprigionata dall’esordio dei Pink Mountaintops direi che si tratta di un album indolente. Il termine non è da ricercare nel dipanarsi delle trame sonore, quanto nel vero e proprio mood in cui questi ragazzi sembrano completamente immersi. L’ascolto del primo brano nel quale…

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  • TOM WAITS, Real Gone (Anti, 2004)

    Reduce dal 2002 che regalò la psicoanalisi – e autoanalisi – favolistica di “Alice” e il fragore demodé e mitteleuropeo di “Blood Money”, Tom Waits torna alle sonorità sbandate e deformi che raccontano o meglio ancora vivono il sud degli Stati Uniti. E vi torna spogliando il suono di qualsiasi orpello; se nei dischi gemelli…

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  • M.A.S.S., Revolution (Targo, 2004)

    C’è l’ombra di uno dei migliori gruppi punk rock di sempre, gli X, sui migliori brani dei M.A.S.S.. Che è all’incirca uno dei più grandi complimenti che si possa fare a chiunque suoni rock’n’roll, per essere chiari. Degli X i M.A.S.S. nei loro momenti più ispirati seguono il suono diretto e la sfrontatezza, l’irruenza del…

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  • DEVENDRA BANHART, Nino Rojo (Young God Records, 2004)

    Il primo pensiero che si è installato nella mente dei musicofili alla notizia dell’uscita di nuovo materiale in studio per Devendra Banhart, mentre l’eco dei peana innalzati nei suoi confronti per quel capolavoro che risponde al nome di “Rejoicing in the Hands” ancora non si erano esauriti, è stato quello di essere costretti da subito…

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  • MAMBASSA, Mambassa (Mescal / Sony, 2004)

    Il quarto disco dei braidesi Mambassa suona come un perfetto riassunto di quanto la band ha fatto finora: timidi ricordi soul, rock ora più morbido ora più tirato, fino al muro di malinconia della maggior parte di queste canzoni. Che il gruppo sia maturato moltissimo è indiscutibile, ma c’è qualcosa che non funziona in queste…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010