• THE ANGELS OF LIGHT, The Angels Of Light Sing “Other People” (Young God, 2005)

    Prima di giudicare un lavoro come l’ultimo partorito da Michael Gira è doveroso porsi un interrogativo: è concessa a un musicista di consumata carriera e incrollabile gloria guadagnata sul campo la libertà di suonare solo ed esclusivamente per il gusto di farlo? O come tasselli microscopici della torre d’avorio del mercato sarebbe d’uopo indignarsi e…

    Read More

  • NORTHPOLE, Northpole (I dischi dell’amico immaginario / Audioglobe, 2005)

    Lavorare di cesello sui sentimenti. È questo che hanno fatto i Northpole in tutti questi anni, che li hanno resi il più noto tra i gruppi-non-esordienti italiani. Tutti ne garantivano la bravura, ma pochi li avevano realmente conosciuti. E il loro debutto lascia senza fiato. Davvero. Perché è raro trovare un disco a cui attaccarsi,…

    Read More

  • DEUS, Pocket Revolution (V2 / Edel, 2005)

    Non starò qui a deliziarvi con le prosopopee tardo-romantiche sulle omeriche attese cui noi appassionati siamo stati costretti dai dEUS per ascoltare un nuovo disco di canzoni inedite. Tanto lo sapete benissimo, sono passati sei anni. Il rischio della delusione era dietro l’angolo, tanto più se si considerano tutti i pezzi persi da Tom Barman…

    Read More

  • DEATH CAB FOR CUTIE, Plans (Atlantic, 2005)

    “So this is the new year, and I don’t feel any different”. Con queste parole si apriva “Transatlanticism”, quarto album in studio dei Death Cab For Cutie, uscito nell’autunno 2003. A distanza di due anni, evidentemente qualcosa è cambiato: la band di Washington saluta l’indipendente Barsuk di Seattle e approda alla Atlantic sfornando undici nuove…

    Read More

  • ROYKSOPP, The Understanding (Astralwerks, 2005)

    Il luogo comune dell’estate 2005 tra i commentatori giornalistico-musicali? Che l’ultimo album dei Röyksopp assomigli agli Air. Lo si è letto dappertutto, dal Corriere al Mucchio passando per Sentireascoltare, tutti concordi nel sottolineare con doppia riga che il duo norvegese ha sfornato un cd con un’affinità elettiva con la French Band. Nostro sommesso avviso: considerazione…

    Read More

  • SLEATER KINNEY, The Woods (Sub Pop / Audioglobe, 2005)

    Il modo più cretino di parlare di “The woods”, settimo album delle Sleater-Kinney in dieci anni, è di sottolineare che, dietro a quello sferragliare violento, ci sono tre donne; eppure, sottolinearlo è indispensabile. Psicanalisti d’accatto vi diranno che la chitarra è un simbolo fallico, che il rock è associato al maschile e che l’assolo è,…

    Read More

  • SONS AND DAUGHTERS, The Repulsion Box (Domino / Self, 2005)

    Da qualche parte nel mondo, Gordon Gano starà ridendo di gusto. Del resto, chi se li filava i Violent Femmes? E soprattutto, chi l’avrebbe detto che a distanza di una ventina d’anni sarebbero diventati i numi tutelari di un monte di musicisti tra cui un improbabile gruppo di scozzesi edito nientemeno che da Domino, una…

    Read More

  • THE GRIP WEEDS, Giant On The Beach (Rainbow Quartz / Goodfellas, 2005)

    L’attacco è qualcosa di formidabile: chitarra elettrica, ritmica serrata e riff che parte dai Blue Cheer per sfociare in una melodia byrdsiana che rimanda ai Posies. È “Astral Man”, esordio di “Giant On The Beach”, quarto disco degli americani Grip Weeds. Innamorato della psichedelia sixties come della melodia e del power-pop, il quartetto del New…

    Read More

  • YO LA TENGO, Prisoners of Love – A Smattering of Scintillating Senescent Songs 1985-2003 (Matador, 2005)

    La storia recente del rock ‘n’roll è piena di raccolte superflue, dischi di cui nessuno sente il bisogno. Ebbene “Prisoners of Love”, che racconta la vicenda di un gruppo che ha vissuto nel modo migliore venti anni di musica, è tutt’altra cosa. I Yo La Tengo di Ira Kaplan e Georgia Hubley hanno vissuto nel…

    Read More

  • GOLDFRAPP, Supernature (Mute / Virgin, 2005)

    Chissà perché, mentre ascoltavo questo “Supernature”, terza prova dei Goldfrapp, mi tornava ossessivamente in testa un titolo: non-stop erotic cabaret. Eh già, i Soft Cell. “Tainted love”. L’electro-dark anni ’80, sensuale ed ambigua. Anni ’80, appunto; vent’anni fa, e forse sarebbe meglio piantarla con il revival e cercare qualcosa di originale. Ero rimasto incantato, anni…

    Read More

Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010