• REMO REMOTTI, Canottiere (ConcertOne, 2005)

    Chi scrive aspettava da tempo l’edizione antologica delle canzoni di Remo Remotti, ma forse sarebbe il caso di fare alcune specificazioni sull’essere umano Remo Remotti, prima ancora che sul cantante. Poeta, scrittore, attore teatrale e cinematografico, pittore (con opere esposte alla Biennale di Venezia e alla Berlinale) e, si scopre nelle note interne della confezione…

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  • LARSEN LOMBRIKI, Free From Deceit Or Cunnings (Snowdonia, 2005)

    L’esordio dei Larsen Lombriki è uno di quei lavori che difficilmente riesci a classificare: non che sia questa rivoluzione dodecaedrica (o mettete a caso un’altra parola roboante e senza alcun senso), semplicemente non comprendi subito la sua chiave di lettura, i suoi propositi e a chi si riferisce un lavoro del genere (chiamiamolo target? Ok,…

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  • NINE INCH NAILS, With Teeth (Interscope, 2005)

    1989: “Pretty Hate Machine”. 1992: “Broken” (EP). 1994: “The Downward Spiral”. 1999: “The Fragile”. Fino a pochi mesi fa Trent Reznor poteva tranquillamente e a ragion veduta essere considerato lo Stanley Kubrick della musica, o anche il David Lynch – con il quale non a caso aveva collaborato all’epoca di “Lost Highway” -. Come i…

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  • FOUR TET, Everything Ecstatic (Domino / Self, 2005)

    E’ una intensa cavalcata lungo le molteplici direttici dell’elettronica “Everything Ecstatic”, il quarto e ultimo lavoro di Kieran Hebden – alias Four Tet – e non poteva essere altrimenti. Variando, sperimentando, aumentando il grado di mezzi espressivi che vengono ad interagire con le macchine, per non essere più etichettato solo come membro della scena folktronica.…

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  • SUFJAN STEVENS, Illinois (Rough Trade / Self, 2005)

    In questa epoca storica asettica che intende la creazione musicale come passerella mediatica e modaiola senza eccezione, si avvertiva il bisogno di uno squilibrato del pop come Sufjan Stevens. Ambizioso e pazzo come Brian Wilson, l’americano del Michigan ha deciso di scrivere e registrare un album per ogni singolo stato della grande nazione e con…

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  • OKKERVIL RIVER, Black Sheep Boy (Jagjaguwar, 2005)

    Fondamentalmente sta tutto nei primi due minuti di “For Real”. Il riff di chitarra e la voce sussurrata che diventa urlata mentre gli strumenti diventano sempre più numerosi e creano un pathos emotivo che lascia senza fiato. Ma c’è molto altro in questo ultimo (capo)lavoro a firma Okkervil River. Due anni dopo “Down The River…

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  • BLOC PARTY, Silent Alarm (V2, 2005)

    Più il 2005 scava il suo tunnel mese dopo mese più sembra possibile leggere questa annata come una rincorsa continua alla ricerca di una nuova struttura pop: così come l’anno scorso fu la volta dell’esplosione del fenomeno del neo-folk su scala mondiale, così nei primi quattro mesi di quest’anno abbiamo assistito all’uscita di lavori eccellenti…

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  • AA.VV., Friends And Lovers: Songs Of Bread (Badman / Goodfellas, 2005)

    Un’accolita di gruppi pop rende omaggio ad una di quelle formazioni dell’FM americano che, negli anni successivi al boom della psichedelia, ha fatto un grande successo puntando sui buoni sentimenti di un popolo bisognoso di certezze. Troviamo così Josh Rouse, Rachel Goswell dei Mojave 3 (nonché Slowdive), i Moore Brothers ed Erlend Oye – per…

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  • THE GO-BETWEENS, Oceans Apart (Tuition, 2005)

    Ritrovare i Go-Betweens due anni dopo il delizioso “Bright Yellow Bright Orange” è una fantastica, quanto prevedibile, sorpresa. Prevedibile perché da quando hanno deciso di riunirsi nel 2000 per confezionare “The Friends of Rachel Worth” i nostri non sembrano sbagliare un colpo. Fantastica perché il livello medio delle canzoni di quest’ultimo “Oceans Apart” è altissimo.…

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  • PORT-ROYAL, Flares (Resonant / Goodfellas, 2005)

    Dietro alla maggior parte dei dischi per cui i critici usano termini come “paesaggi sonori”, “rarefazioni” o “dilatazioni strumentali”, spesso si nascondono noia e riproposizioni di cliché post-rock che sono ormai diventati talmente comuni da risultare stucchevoli. Anche questo “Flares”, debutto sulla lunga distanza dei genovesi Port-Royal, rischia, ad un ascolto distratto, di essere liquidato…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010