• BRIGHT EYES, Digital Ash In A Digital Urn (Saddle Creek, 2005)

    Premettiamo col dire che chi non sopporta Bright Eyes dovrebbe stare decisamente alla larga da questa roba. Il suo modo di cantare – emotivo in maniera quasi irritante – può essere odiato. Ed ecco quindi che nell’intro di “Time Code” arrivano i suoi sospiri. Roba da mandare in travaso di bile anche il più paziente…

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  • BRIGHT EYES, I’m Wide Awake, It’s Morning (Saddle Creek, 2005)

    Insopportabile Conor Oberst. Nel bene e nel male. Insopportabile genio. Ragazzino impertinente che a 24 anni appena ti permetti di suonare alla destra del Boss per cercare di cambiare il mondo (non ce l’hai fatta, vabbè, sarà per un’altra volta). Moderno menestrello che alla tua tenera età hai già una discografia da far invidiare un…

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  • MERCURY REV, The Secret Migration (V2, 2005)

    “Ovunque ti colti, sei circondata dal suono di una canzone invernale…guardati ora, anche tu stai volando”. Quali parole potrebbero descrivere meglio la sensazione quasi fisica di nuotare nell’aria che ogni ascolto di questo “The secret migration” provoca? Jonathan Donahue canta queste parole sul pianoforte delicato di “First-time mother’s joy (flying)”, ma si potrebbero adattare perfettamente…

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  • THE KILLS, No Wow (Domino / Self, 2005)

    Coppia pericolosa e affascinante, quella formata da VV e Hotel: quante ne abbiamo viste, nel cinema e nella musica, di queste unioni oscure e minacciose? La musica dei The Kills tiene fede molto bene alla loro immagine, ma purtroppo è totalmente all’oscuro del significato della parola “variazione”. I due affermano che “No wow” è un…

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  • MATT SWEENEY AND BONNIE PRINCE BILLY, Superwolf (Domino, 2005)

    L’incontro tra uno dei più prolifici – e qualitativamente costanti – cantautori della nuova (nuova?) scena americana e uno dei chitarristi più eclettici e ‘storti’ dell’underground non poteva che essere un successo. Forse per merito dell’omertà critica indie o forse per merito del timore reverenziale verso due nomi del genere accostati assieme in un lavoro…

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  • MATT SWEENEY AND BONNIE ‘PRINCE’ BILLY, Superwolf (Domino, 2005)

    L’incontro tra uno dei più prolifici – e qualitativamente costanti – cantautori della nuova (nuova?) scena americana e uno dei chitarristi più eclettici e ‘storti’ dell’underground non poteva che essere un successo. Forse per merito dell’omertà critica indie o forse per merito del timore reverenziale verso due nomi del genere accostati assieme in un lavoro…

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  • L’ALTRA, Different Days (Hefty Records, 2005)

    Il terzo lavoro dei L’Altra, ovvero Joseph Costa e Lindsay Anderson, arriva a tre anni di distanza dall’ottimo risultato conseguito con “In the Afternoon”. La stasi catartica che pervade la delicata notte descritta in “Sleepless Night” è la dimostrazione che il mood della band non ha perso per strada le coordinate. Tra riflessioni pianistiche e…

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  • ANTONY AND THE JOHNSONS, I Am A Bird Now (Secretly Canadian, 2005)

    Può una voce aliena, talmente originale e difficile da catalogare da apparire virtuale e sintetica, rappresentare la memoria storica e il calore di un secolo di musica americana? Può un personaggio bizzarro e assolutamente fuori da qualsiasi cliché ergersi a simbolo della classicità? Sì, se l’oggetto del contenzioso si rivela essere Antony. Come al solito…

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  • THE FEVER, Red Bedroom (Kemado, 2005)

    Nemmeno il tempo di arrivare a febbraio che già la discografia fagocita senza ritegno gruppi e gruppetti punk-funk destinati a dividere in una retorica sarabanda che stanca in primis chi di musica ha la pretesa di parlarne e in seconda ripresa chi dovrebbe ascoltarla, che parte ormai svilito e disilluso da un grottesco caravanserraglio mediatico…

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  • HOOD, Outside Closer (Domino / Self, 2005)

    Sorprende, e non poco, leggere un’intervista agli Hood in cui la band riconosce come principali influenze per questo nuovo album Robert Wyatt e Justin Timberlake; sembra strano perfino scrivere questi due nomi l’uno accanto all’altro, ma poi, all’ascolto, tutto sembra avere un senso: da una parte gli arrangiamenti ricercati e le preziose architetture sonore; dall’altra,…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010