• MOTHER AND THE ADDICTS, Take The Lovers Home Tonight (Chemikal Underground / Audioglobe, 2005)

    Purtroppo è successo. Non ci si voleva credere. C’era addirittura gente che mi guardava stranita e mi chiedeva lumi a riguardo: “Era vero?”, “Non era vero?”, “Ci stai prendendo per il naso?”. Ahinoi è vero. Anche la Chemikal Underground, premiata etichetta di Glasgow che ha pubblicato il bellissimo nuovo disco degli Arab Strap, ha ceduto…

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  • MAGNOLIA ELECTRIC CO., Hard To Love A Man (Secretly Canadian / Wide, 2005)

    Discorso controverso, quello legato agli Ep. Spesso sono un compendio di rarità che se da un lato soddisfano l’appetito mai placato dei fan, dall’altro non fanno altro che alimentare l’indifferenza di quelli cui non frega niente del prodotto in questione. Questa ennesima pubblicazione di Jason Molina non fa certo eccezione. E considerando quanto ci era…

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  • TOMVIOLENCE, Tomviolence (Black Candy / Audioglobe, 2005)

    “Tom Violence” è la canzone che apre “EVOL” dei Sonic Youth con le indimenticabili parole “My Violence is A Dream”: tutto questo accadeva però venti anni fa. Oggi Tomviolence – scritto tutto attaccato – è un combo nostrano, dedito a sonorità post-rock piuttosto marcate. L’esordio omonimo su Black Candy è un’ottima occasione per entrare in…

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  • BRIGHT EYES, Motion Sickness (Saddle Creek / Self, 2005)

    Terzo disco in un anno per i Bright Eyes. Conor Oberst come Ryan Adams? Vagamente. Anche il genietto di Omaha è affetto dalla logorrea creativa che caratterizza più o meno il 50% dei cantautori americani, ma l’oggetto in questione è un live, quindi non possiamo considerarlo come il trittico dell’ex Whiskeytown o i progetti paralleli…

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  • BOARDS OF CANADA, The Campfire Headphase (Warp / Self, 2005)

    Lo diciamo subito? Lo diciamo subito. Se “The Campfire Headphase” ha un difetto, e neanche questo è certo, è solo la mancanza di imprevedibilità. Ecco, fatto. Ci si è tolti il peso di identificare l’unico possibile neo del nuovo album del duo elettronico scozzese, ora tutto il resto può essere analizzato con il cuore sgombro…

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  • THE STROKES, First Impressions Of Earth (Sony / BMG, 2005)

    Il tempo dell’hype è passato, grazie a dio. Svanito nelle giustificate delusioni di fronte a un prodotto come “Room on Fire”. Ai pompati Strokes altro non poteva rimanere che raddrizzare il tiro, tirare fuori dal cilindro qualche coniglio inaspettato e tentare il tutto per tutto stupendo la folla, ormai divisa fra ciechi adoratori e scettici…

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  • ARIZONA AMP AND ALTERNATOR, Arizona Amp And Alternator (Thrill Jokey, 2005)

    Quest’estate mi è capitato di sentire un concerto di Howe Gelb solista. Nessun gruppo. Solo lui, una chitarra e un pianoforte. Il repertorio era incentrato sull’ultima parte della carriera dei Giant Sand, i suoi innumerevoli progetti solisti, qualche cover (l’immancabile Dylan e i Beatles) e un discreto quantitativo di standard. L’atmosfera del concerto era permeata…

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  • MARITIME, We, The Vehicles (Grand Hotel Van Cliff / Audioglobe, 2005)

    Ascoltando questo secondo lavoro dei Maritime ce lo si è chiesto più volte: conta lo stato d’animo dell’ascoltatore (recensore) per apprezzare (valutare) più o meno un album? Certamente sì. Per cui: cosa c’hanno i Maritime da essere così allegri? Hanno vinto al superenalotto? Hanno comprato la macchina nuova? Hanno trovato la ragazza dei sogni? E’…

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  • HANNE HUKKELBERG, Little Things (Leaf / Wide, 2005)

    E se Billie Holiday non fosse morta nel 1959? Giochiamo con l’immaginazione, e pensiamo a cosa sarebbe potuto succedere: togliete a Lady Day l’eroina, fatela innamorare perdutamente dei musical hollywoodiani, convincetela ad abbandonare l’inferno di New York e portatela tra i colori vividi nella natura norvegese; poi lasciate che si appassioni ai videogiochi e alle…

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  • BRUCE SPRINGSTEEN, Born To Run (30th Anniversary Edition) (CD + DVD, Columbia, 2005)

    I malinconici lidi di Asbury Park non sono certo il posto migliore in cui vivere, nè lo scenario ideale per ambientare una storia rock. La mitologia ci ha spesso abituato a paesaggi mitici, ad affascinanti confini metropolitani o vastissime praterie della Provincia in cui narrare storie di illusi e perdenti, di vagabondi e alcolizzati. Asbury…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010