• NICK CAVE & WARREN ELLIS, The Proposition (Mute / EMI, 2006)

    Nick Cave ha incrociato il sentiero della settima arte più volte nella sua carriera. Sia da davanti alla macchina da presa, come nel caso dell’apparizione in “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, sia dietro, occupandosi della composizione di colonne sonore come nel caso di “To have and to hold” di John Hillcoat. Il Nostro…

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  • ARCTIC MONKEYS, “Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not” (Domino / Self, 2006)

    Freschezza. Questa parola mi risuona in testa sempre quando ascolto gli Arctic Monkeys. La freschezza potrebbe chiamare l’immaturità, sono un po’ i diversi lati della stessa medaglia come succede di solito negli album di debutto, in maniera quasi fisiologica se l’età dei componenti del gruppo si attesta sotto i vent’anni come in questo caso. Sarebbe…

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  • BRUCE SPRINGSTEEN, We Shall Overcome – The Seeger Sessions (Columbia, 2006)

    La musica americana è un grandissimo circolo vizioso e gira che ti rigira, un giorno o l’altro ti ritrovi a fare i conti con la tradizione. Ma non quella che adesso possiamo considerare come passata – Dylan, Neil Young, lo stesso Springsteen – ma quella dei veri “padri”. Quella nata nelle campagne come elemento di…

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  • JOSH ROUSE, Subtitulo (Nettwerk, 2006)

    Probabilmente avevo caricato troppe aspettative su Josh Rouse. Del resto, come restare inermi davanti alla bellezza assoluta di dischi come “1972” e “Nashville”? Pensavo che non sarebbe mai stato capace di scendere dai livelli toccati con quei dischi, ma probabilmente mi sbagliavo, perché “Subtitolo” è forse la prima vera occasione mancata dell’americano trapiantato in Spagna.…

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  • DRINK TO ME, Kralle Brau Sessions (cd-r, Stuprobrucio, 2006)

    La musica dei Drink To Me non si affranca praticamente mai dalla struttura indie di matrice prettamente statunitense, e anche nel caso di queste “Kralle Brau Sessions” che la Stuprobrucio fa uscire in Cd-r (come da consuetudine della piccola label di Ivrea), si può notare l’aderenza dell’impalcatura musicale edificata da Carlo, Marco, Pierre e Francesco…

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  • FRANCESCO DE GREGORI, Calypsos (Columbia, 2006)

    Io sono cresciuto, nell’ascolto della musica italiana, con Francesco De Gregori: ricordo ancora la sottile emozione nell’avere tra le mani l’originale album con la pecora, trovato in un negozietto che ora neanche esiste più vicino alla fermata della metro della Basilica San Paolo, la divertente combriccola liceale che andava a vedersi il suo concerto al…

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  • FIERY FURNACES, Bitter Tea (Rough Trade / Self, 2006)

    Abituati a stupire sin dagli esordi, i Fiery Furnaces amano percorrere quel filo che separa la genialità dalla kitscherie. Solo tre anni sono passati dall’esordio “Gallowsbird’s Bark”, ma i due fratelli Friedberger hanno fatto passi da gigante, muovendosi all’interno dell’universo Pop con un eclettismo che non li ha certo salvati da certe cadute di stile.…

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  • THE DEATH OF ANNA KARINA, New Liberalistic Pleasures (Unhip, 2006)

    Tra il 1961 e il 1967 Anna Karina, deliziosa creatura danese naturalizzata francese, girò con un Jean-Luc Godard all’apice della sua creatività la bellezza di otto film (in realtà sette più un cortometraggio, realizzato per il film collettivo “L’amore attraverso i secoli”): tra questi figurano alcuni dei capisaldi del cinema dell’epoca, su tutti “Band à…

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  • BOB CORN, Songs From The Spiders House (Fooltribe, 2006)

    “Songs from the Spiders House” è il secondo disco di Tiziano Sgarbi, titolare dell’etichetta Fooltribe che per le sue uscite si nasconde dietro l’alter-ego Bob Corn. La sua cifra stilistica si materializza in un folk da cameretta che cita gli Stati Uniti di Will Oldham, senza però replicarne il dolente fatalismo. Nella sua attitudine –…

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  • YEAH YEAH YEAHS, Show Your Bones (Polydor / Universal, 2006)

    Usciti quasi indenni da quella inondazione di gruppi di “nuovo vecchio rock” che nel revival dei vecchi canoni trovava la ragione di vita, oggi stiamo semplicemente raccogliendo i cocci. Fra gli esordi più promettenti ricordo ancora quel “Fever To Tell” che nell’impatto di ritmiche incalzanti, chitarre mai scontate e, soprattutto, una voce grintosa al punto…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010