• DAVID GILMOUR, On An Island (Capitol, 2006)

    Avvicinandosi al nuovo lavoro di David Gilmour non si può evitare di chiedersi che differenza possa fare che il disco solista di un chitarrista certamente capace ed importante, ma da anni più che prescindibile, sia presente oppure no sugli amati scaffali. Cercando di dimenticare l’orrenda copertina in odore di new age, degna di un disco…

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  • BELLE AND SEBASTIAN, The Life Pursuit (Rough Trade / Self, 2006)

    Dunque quella meraviglia intitolata “Dear Catasrophe Waitress” era soltanto il primo segnale che la musica di Belle and Sebastian era arrivata ad una svolta. Tre anni dopo “The Life Pursuit” chiarisce tutto. Stuart Murdoch e soci hanno cambiato rotta, lasciandosi alle spalle Nick Drake, le chitarre acustiche e le tracce più intime. Al loro posto…

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  • ADAM GREEN, Jacket Full Of Danger (Rough Trade / Self, 2006)

    Lo inquadreremo mai Adam Green? Quando tutti si aspettavano una carriera sulla scia di quei Moldy Peaches dei quali il Nostro era mente – e ascoltando “Garfield” gli indizi c’erano tutti – “Friends of Mine” dimostrava un’inattesa sensibilità stralunata figlia di un Jonathan Richman piuttosto che dell’anti-folk newyorchese. L’anno scorso poi, con “Gemstones”, Green ha…

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  • MOTORPSYCHO, Black Hole / Blank Canvas (2CD, Stickman, 2006)

    Un anno fa, all’età di 36 anni, Gebhardt, batterista dei Motorpsycho decise di lasciare la batteria e di intraprendere una carriera solista, girando la Scandinavia con il suo Banjo. Di conseguenza Bent, coetaneo bassista dell’ex-trio norvegese, per rimpiazzarlo decise di suonare egli stesso la batteria nel nuovo disco. Questo riassunto della puntata precedente dovrebbe darvi…

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  • IVANO FOSSATI, L’arcangelo (Columbia, 2006)

    “Lampo viaggiatore” (2003) aveva lasciato una scia luminosissima, dopodiché “Dal vivo Vol.3” aveva presentato in veste acustica brani di repertorio vecchi e nuovi: della mancanza di un nuovo disco di Ivano Fossati non ci si era neanche accorti. La trilogia dal vivo, oltretutto, si presenta come un’operazione qualitativamente senza precedenti nella storia della canzone d’autore…

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  • URSULA RUCKER, Ma’at mama (!K7 / Audioglobe, 2006)

    “La gente di colore è stata capace di creare con la sua musica una comunità estetica di resistenza, che ha incoraggiato e fatto crescere una comunità politica di lotta attiva per la liberazione. Gli spiritual, il blues, il jazz e il rap formano un continuum di lotta che è allo stesso tempo estetica e politica”.…

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  • RADAR BROS, The Fallen Leaf Pages (Chemikal Underground / Audioglobe, 2006)

    Niente di nuovo sotto il sole, però è una bella giornata. Potrebbe essere riassunto così il nuovo, quarto album dei Fratelli Radar. Niente di nuovo perché i Radar Bros. più che fratelli fra di loro sembrano fratelli dei Pink Floyd, e se i Pink Floyd fossero già morti ne sarebbero la reincarnazione. Per cui: che…

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  • WILLARD GRANT CONSPIRACY, Let It Roll (Glitterhouse / Venus, 2006)

    Il fatalismo ha sempre permeato la poetica di Robert Fisher, straordinario pittore di intensità e lirismo che va a braccetto con Pall Jenkins dei Black Heart Procession per raccogliere l’eredità nero pece di quel Nick Cave cui devono pressoché ogni cosa: dall’immaginario maledetto in cui ambientano le loro storie al lento incedere della musica con…

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  • MOGWAI, Mr. Beast (Matador / Self, 2006)

    Il post-rock. Non fosse mai nato. Anzi: e se non fosse mai nato? La critica musicopeta (non nel senso che gravita attorno alla musica ma che scoreggia sentenze e classificazioni) ne partorisce a bizzeffe di questi assiomi, infide scorciatoie che puntano ad un tipo d’informazione piuttosto diffuso ultimamente, fatto di semplificazioni e impoverimento dei concetti.…

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  • AFTERHOURS, Ballads For Little Hyenas (Mescal / One Little Indian, 2006)

    Non perderò molto tempo a descrivere la musica presente in “Ballads for Little Hyenas”, visto che tutto quello che devo fare è rimandarvi alla recensione che fu redatta al momento dell’uscita, l’anno scorso, di “Ballate per piccole iene”: tutto ciò che ascolterete in questo disco infatti non è altro che la versione inglese dei brani…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010