• MAXIMO PARK, Our Earthly Pleasures (Warp, 2007)

    E alla fine sono tornati anche loro, i Maximo Park, ovvero il gruppo più amato e coccolato dalla critica tra i tanti venuti alla ribalta durante la British Invasion di un paio di anni fa (era il 2005 e con tutta probabilità quell’estate resterà indimenticabile quanto drammaticamente irripetibile per i cultori di indie rock britannico).…

    Read More

  • MATTHEW HERBERT, Score (!K7 / Audioglobe, 2007)

    Con la sua ultima uscita Matthew Herbert ci propone un aspetto ulteriore del suo multiforme ingegno. “Score” è una raccolta di composizioni musicali realizzate per il cinema indipendente avvicinabili, nel loro complesso, all’esperienza legata all’album “Goodbye Swingtime” (Accidental, 2003). Le tracce incluse, pur variando tra loro, mantengono molti dei tratti distintivi presenti nei tantissimi lavori…

    Read More

  • …A TOYS ORCHESTRA, Technicolor Dreams (Urtovox / Audioglobe, 2007)

    “Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata dal sonno”. (W. Shakespeare) Meglio dormire, e cercare di sognare. E chi dice che, proprio mentre si sogna, non si abbia maggior lucidità? Sull’argomento si sono scervellati, molto meglio di me, caterve di scrittori e filosofi,…

    Read More

  • GINEVRA DI MARCO, Stazioni Lunari prende terra a Puerto Libre (Radiofandango / Edel, 2007)

    Se Ginevra avesse fatto un altro album di inediti, diciamo, titubante (siamo buoni…) come è stato “Disincanto”, allora si sarebbe messa forse definitivamente su una brutta strada. Invece la voce vibrante e vivente della Di Marco ha trovato una giusta collocazione in queste “Stazioni Lunari…”, che ovviamente nascono dallo spettacolo nato da un’idea di Francesco…

    Read More

  • KELLY JONES, Only The Names Have Been Changed (Virgin, 2007)

    A un certo punto della sua vita, Kelly Jones ha fatto una scelta: dedicarsi alla musica e lasciare da parte le ambizioni da sceneggiatore. Ma in realtà il giovane gallese continuava a scrivere storie, a inventar personaggi e a rielaborare la realtà che lo circondava, condendo il tutto con accordi semplici e un’ugola d’oro. Quelle…

    Read More

  • THE RAKES, Ten New Messages (V2, 2007)

    Da sempre considerati una piccola colonia di batteri cresciuta sul dorso del grande capodoglio Franz Ferdinand (che li ha fatti conoscere in Europa portandoseli in tour come spalla), i londinesi Rakes arrivano al secondo album in un momento non particolarmente felice per l’indie rock britannico. La grande sbronza mediatica della cosiddetta “British Invasion” sembra ormai…

    Read More

  • NINE INCH NAILS, Year Zero (Interscope / Universal, 2007)

    Se Trent Reznor ci aveva abituato a tempi di gestazione kubrickiani – almeno cinque anni di riflessione creativa per i primi tre LP – trovarsi davanti a un nuovo disco dopo “solo” due anni, è un’esperienza singolare, come se non si fosse fatto in tempo ad accumulare abbastanza attesa come succedeva in passato. Ma i…

    Read More

  • VELVET SCORE, Scarecrows (Black Candy / Audioglobe, 2007)

    Ci si sono rotti il collo in molti, a camminare sul crinale tra rumore e melodia. Ma i Velvet Score non sono tra questi alpinisti sconsiderati: è un territorio che, arrivati al secondo album, riescono a padroneggiare davvero molto bene. Incasellati da subito nel filone post-rock, il quartetto in realtà ha puntato da subito molto…

    Read More

  • BRIGHT EYES, Cassadaga (Saddle Creek / Self, 2007)

    Conor Oberst è ormai un maturo ragazzotto di ventisette anni. Sembra strano da pensare e da scrivere, ma anche lui invecchia. Dopo essere diventato il paladino dell’alt-folk un po’ emo è ora di cambiare pagina e cercare di far capire al mondo che si ha voglia di mettersi in discussione con modelli più “alti”. Ed…

    Read More

  • CHEAP WINE, Freak Show (Cheap Wine Records / Venus, 2007)

    Dieci anni fa i Cheap Wine iniziavano la loro avventura fatta di sudore, chilometri e chitarre elettriche. Sembra una storia come molte altre, ma a differenza dei soliti protagonisti – californiani… o statunitensi in generale – i nostri eroi vengono da Pesaro e cercano di convivere con l’idea di essere nati nell’ottavo mondo musicale dell’altresì…

    Read More

Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010