• OS MUTANTES, Haih or Amortecedor (Anti, 2009)

    Malinconico è il lavoro del recensore, soprattutto di fronte a dischi come questo. L’album in questione è “Haih or Amortecedor” dei semi leggendari Os Mutantes e la malinconia, invece, riguarda l’inadeguatezza di colui che nell’ascolto non sa spogliarsi di certe sovrastrutture intellettualistiche e sentimentali e godersi la musica per quella che è. Ma veniamo a…

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  • GIRLS, Album (PIAS, 2009)

    Eppure, nonostante tutto, esistono ancora gruppi come i Girls. Questa inedita band di San Francisco, guidata dall’accoppiata Christopher Owens/ Chet White, ci ha infatti regalato un disco che non dimenticheremo facilmente, una manufatto di rock perdente e gioiosamente lacrimevole, una piccola mandorla agrodolce di romanticismo ombelicale, disfattismo amoroso e disperata vitalità (in senso pasoliniano). Il…

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  • THE FLAMING LIPS, Embryonic (Warner Bros., 2009)

    Nel decennio dei revival anche la psichedelia sta avendo i suoi momenti di gloria. Col rischio di dimenticare che vecchie glorie quali i Flaming Lips ci siano arrivate giusto un paio di decenni prima senza mai abbandonare la tortuosa strada maestra. Dall’EP d’esordio passando per il disco-chiave “In A Priest Driven Ambulance” fino alla progressiva…

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  • IL TEATRO DEGLI ORRORI, A sangue freddo (La Tempesta, 2009)

    Al secondo atto il Teatro si presenta con l’abito buono e pare difficile stabilire se sotto giacca e cravatta ci sia ancora la maglia dei Neurosis. In scena questa volta c’è ancora più amore (amaro, deluso, inappagato) e molta più sdegnata schiettezza nel raccontarlo e nell’intrecciarlo col disprezzo per la situazione sociale e politica (“Non…

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  • AIR, Love 2 (Astralwerks, 2009)

    Il primo passo falso degli Air. Al sesto album il duo francese perde la bussola che lo aveva guidato in ciascuno dei dischi precedenti e dà alle stampe un disco senza una direzione precisa, con qualche sparuta canzone accettabile ma senza, soprattutto, un significante che porti da qualche parte. Si fa presto a vendere l’anima…

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  • GAZEBO PENGUINS, The Name Is Not The Named (Suiteside, 2009)

    In “Come Fare Cose Con Le Parole” il filosofo americano John Austin, parlando dei nostri atti linguistici, aveva individuato due categorie fondamentali dei medesimi: gli atti o enunciati constatativi (che sono quelli attraverso i quali descriviamo uno stato di cose, che può sussistere oppure no, ad es.: “Piove”) e gli atti performativi (attraverso i quali…

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  • DANIEL JOHNSTON, Is And Always Was (Feraltone / Audioglobe, 2009)

    Malgrado, o forse proprio grazie a vent’anni di distribuzione carbonara (solo di recente una serie di ristampe su Feraltone è riuscita a far giustizia sugli scaffali) e una qualità di registrazione sempre poco più che ascoltabile, attorno a Daniel Johnston si è creato un culto ristretto ma decisamente accanito: tra i molti adepti illustri si…

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  • CHAOS PHYSIQUE, The Science Of Chaotic Solutions (Jestrai, 2009)

    L’instancabile Amaury Cambuzat torna a farsi sentire con due nuovi compagni, Diego Jeko e Pier Mecca, e con un nuovo progetto all’insegna dell’improvvisazione spontanea e della sperimentazione krauta. Niente che stupisca, dunque, data la sua storia. Ma se la durata complessiva di cinque giorni per registrazione e missaggio, in quel del Red House Recordings di…

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  • MY AWESOME MIXTAPE, How Could A Village Turn Into A Town (42 Records, 2009)

    Approdano al secondo album i bolognesi My Awesome Mixtape, dopo l’ep (in formato audiocassetta!) in tiratura limitata di quest’estate “Other Houses” (tre inediti e un paio di remix, tra cui l’irresistibile “Me And The Washing Machine”, inclusa anche nel disco nuovo). Registrato con l’aiuto di Bruno Germano dei Settlefish, e con una line up sensibilmente…

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  • MASSIMO VOLUME, Bologna nov. 2008 (Mescal / EMI, 2009)

    Ho quasi trent’anni, e mi accorgo di iniziare a fare discorsi da vecchio. Quando avrò 80 anni (sempre se…), sarò un vecchio sentimentale, di quelli ai quali vengono i lucciconi ogni volta che uno sguardo, un vestito, una luce riporterà in mente qualcosa della loro vita da giovane. La mia unghia taglia, affamata, la plastica…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010