[ di Federico Olmi ] Il nuovo album della band di Portland è un buon disco, per carità, ma la freschezza, l’ironia e il sentimento di dischi come “Castaways and Cutouts” e “Her Majesty” si sono un po’ affievoliti.
[ di Matteo Ghilardi ] “Not Yet” centra pienamente il difficile esame della terza prova, riuscendo a trasportare su disco l’impatto live fatto energia e ruvidezza, elementi indispensabili per questa divertente band israeliana.
[ di Tommaso Artioli ] “Seefeel”, che suggerisce una sorta di nuova definizione delle coordinate del suono IDM è, in tutto e per tutto, un album da Warp. Lo è dalla prima all’ultima nota; dal primo all’ultimo lamento elettronico.
[ di Francesco Melis ] Se vi siete entusiasmati per “Do you like rock music?” anche questo nuovo disco dei British Sea Power fa al caso vostro. Ma anche se non li conoscete vi troverete davanti a un ottimo prodotto.
[ di Francesco Marchesi ] L’adolescenza è il periodo della vita che per eccellenza si presta al ricordo e alla nostalgia, ed è anche la stagione in cui avviene la grande iniziazione alla poetica del rock’n’roll. Gli Smith Westerns rappresentano proprio il caso di un gruppo strutturalmente capace di produrre musica adolescenziale: scanzonate perle di…
[ di Daniele Boselli ] Un Boselli sognante ci racconta il suo viaggio: il nuovo dei Verdena tra Christopher Nolan e Freud, alla ricerca dell’interpretazione onirica di “Wow”.
[ di Max Sannella ] Con questo disco il cantautore di Vancouver si tuffa a corpo morto nel centro degli anni ’80, nel focus poco più che tiepido di quello “speech individualistico e confidenziale” che lascia infiniti dubbi. Rivogliamo i The New Pornographers!
[ di Piero Merola ] Arriva subito l’ambiziosa prova del primo LP, per la consacrazione del giovane londinese. All’insegna del minimalismo, come se sample, basi e pulsioni più digitali fossero definitivamente inghiottite dal piano e dai silenzi su cui decide di giocare.
[ di Nicola Guerra ] “Have a Nice Trip” è il primo vagito discografico degli italiani The Oracles (dal Friuli), ed è un calcio in faccia a tutti quelli che nell’underground non vedono più uno sbocco creativo.
[ di Piero Merola ] Al di là di qualche etereo rigurgito da “Come On Die Young” con tanto di arpeggi spettrali e marziali esplosioni di chitarre, i Mogwai la fanno breve. E sempre e comunque a modo loro. Solo due brani stupiscono fino in fondo per trovate compositive sui-generis.